Ospitiamo con molta convinzione, per il sicuro indotto di chiarezza che avrà sull'elettorato, la dichiarazione del parlamentare cremonese.
Mesi fa, in occasione dell'avvio dell'iniziativa referendaria che andava a sovrapporsi alla procedura legislativa, aveva dichiarato: “Non mi importa se lo promuove la Lega, mi rammarica che non ci sia il mio PD”. Aggiungendo nel corpo della dichiarazione che ai gazebo della raccolta firme, ne aveva opzionati due.
In poche settimane la politica ha fatto il suo corso. Il Parlamento ha approvato la Legge Cartabia, che non solo non scalda i cuori riformisti ma non risolve, con le sue tiepidezze, i problemi di fondo dello stato comatoso della Giustizia nel nostro Paese. Al punto che, come condizione dell'accesso alle provvidenze europee del PNRR, la riforma viene pretesa. Indubbiamente imbarazza l'idea di votare insieme alla Lega. Anche se andrebbe aggiunto che temi di questo genere, al di là degli imbarazzi suscitati da questa comitiva, andrebbero legiferati da un vastissimo fronte, possibilmente all'unanimità.
Il Referendum, con un auspicato esito favorevole dei SI, può rappresentare un ingrediente aggiunto a gettare, in termini di profondità riformatrice, il cuore oltre l'ostacolo. La credibilità dell'ordinamento italiano ha bisogno di questo.
Ed è questo il motivo di fondo che sembra ispirare il suo pronunciamento.
Il parlamentare PD Luciano Pizzetti voterà 5 SI
I cittadini ricorderanno che avevo firmato ai banchi del Partito Radicale per due soli quesiti referendari. Quello sulla responsabilità civile poi non ammesso dalla Corte e quello sulla separazione delle funzioni tra magistratura giudicante e requirente. Il PD ha dato ufficialmente indicazione per il no ma ha anche lasciato libertà di voto sulla base dei personali convincimenti. Perciò voterò si ai cinque quesiti, anche a quelli che non ho sottoscritto. Giudico importante che il Parlamento possa legiferare, come si sarebbe detto un tempo, muovendo da basi più avanzate, affinché i diritti del cittadino siano sempre meglio affermati e tutelati. La questione che una parte cospicua di opinione dem non partecipi al voto, come non ha partecipato alla raccolta delle firme, per non fornire un vantaggio alla Lega, non appartiene all'ordine delle mie valutazioni e del mio modo di agire. Ho già avuto modo di dichiarare, quasi a mò di battuta, che io sto con Emma Bonino non con Matteo Salvini. Vedo benissimo le strumentalizzazioni salviniane che oltretutto non credo proprio invertiranno la sua china elettorale. A me interessano non le furbizie di Salvini ma il miglioramento del rapporto tra cittadino e giustizia. Un primo passo è stato fatto alla Camera nei giorni scorsi, con l'approvazione della legge di riforma di alcune parti della giustizia, ora al vaglio del Senato. Il PD ha dato un contributo positivo e importante alla sua scrittura e io l'ho votata convintamente. Perciò occorrerebbe completare il processo riformatore attuando il senso dei quesiti referendari. Ecco perché mi sarebbe piaciuto un PD meno condizionato da Salvini e più fermo sui convincimenti maturati nel rapporto giustizia-politica-cittadino. Per dare basi più solide alla nostra democrazia ansimante. Che, in un corretto approccio ai doveri di rappresentanza degli elettori, costituisce per un eletto la prima sollecitudine. il mio agire e il mio pensiero sono sempre stati trasparenti e coerenti Ricordo che quando vi è stata la possibilità di confronto con i nostri elettori a Cremona non mi sono negato. Anzi. Quanto alle preoccupazioni riflesse di un vantaggio a Salvini, ritengo, ripeto, siano altre le priorità dell'azione politica del PD e del centro-sinistra. Sicuramente va smascherata la cultura illiberale di Salvini e non consentirgli alibi. Il metro di misura è l'Italia non la Lega.