L'ECOSTORIA FASCISMO ANNO ZERO Cronaca di un imperdibile approfondimento storico
Un saggio correlato al centenario, che correrà tra pochi giorni, dell'adunata di San Sepolcro, destinata ad identificare simbolicamente la nascita del fascismo. Un saggio, ci pare doveroso aggiungere, che evidenzia, come peraltro i precedenti lavori dello storico bresciano (quasi tutti presentati a Cremona), la stretta aderenza alle fonti scrupolosamente visitate dalla ricerca ed il rigore, che nulla concede all'arbitrarietà, dell'analisi storiografica. Per questi requisiti e per l'autorevolezza dell'autore, che negli ultimi anni ha sfornato un'impressionante mole di saggi riferiti al ciclo contemporaneo ed, in particolare, del fascismo, della Liberazione e dell'impianto della Repubblica, il saggio, presentato ed approfondito in una cornice di folto e competente pubblico, ha incontrato ampi consensi nella fascia di lettori appassionati di storia. Nelle prossime settimane Franzinelli affronterà un impegnativo tour di conferenze in tutto il territorio nazionale, che comprenderà quella simbolica, per data e location, di Milano.
Forniamo di seguito una breve sintesi dell'intervento dell'autore, il cui incipit non poteva non considerare come data cardine nella storia d'Italia il 23 marzo 1919. A Milano, infatti, in piazza San Sepolcro l'ex socialista massimalista, transitato in un battibaleno dal neutralismo all'interventismo nazionalista, Benito Mussolini, dà vita ad un movimento, Fasci di combattimento, nuovo, aggressivo, dinamico, capace di miscelare in una nuova dimensione rivoluzionaria radicalismi di destra e di sinistra.
Il loro programma è avanzato e decisamente riformista: Costituente repubblicana dei combattenti, abolizione del Senato, suffragio universale maschile e femminile, introduzione delle otto oro giornaliere di lavoro. Ancorché finanziato dagli industriali (come in precedenza era stato foraggiato dai francesi per approdare all'entrata in guerra), il futuro duce va nelle stesse fabbriche dei finanziatori a declamare il verbo della rivoluzione; avendo facile esca in scenari caratterizzati da un pervasivo sentimento di insoddisfazione per gli esiti di una vittoria destinata a trascurare i ceti popolari e a arricchire i già ricchi.
Franzinelli colloca tale rapida presa sui ceti popolari e sulla classe media in particolare nel contesto del diciannovismo (locuzione coniata da Pietro Nenni), che avvelenò il clima sociale dell'epoca e che alimentò velocemente la miscela di violenza verbale e fisica fino a creare le condizioni del definitivo disassamento di un impianto politico ed istituzionale, che, per parte sua, aveva già messo a nudo la propria inadeguatezza.
In particolare, l'inadeguatezza della sinistra in generale e dei socialisti, in particolare. I quali in un battibaleno dissiperanno, con una conduzione politica ispirata da un rivoluzionarismo manifestamente avulso dalla realtà e con un gruppo dirigente manifestamente inadeguato, il rilevante consenso elettorale acquisito.
Avvalendosi anche di una cospicua massa di documenti ed immagini per lo più inediti, l'autore ha ricostruito le identità e le provenienze di molti partecipanti all'adunata, che assumerà in breve tempo la preminente connotazione fondativa del movimento destinato a monopolizzare la scena nazionale per un ventennio.
Partendo dalla sintesi del saggio, l'autore ha discusso, nel corso della conferenza con Giancarlo Corada e Giuseppe Azzoni, della Presidenza dell'ANPI provinciale, ed Angelo Rescaglio Presidente dell'Associazione Partigiani Cristiani.
Diamo di seguito una sintesi degli interventi.
GIANCARLO CORADA
Ringrazio il Presidente del Filo, geometra Mantovani, ed i membri del suo Direttivo per la concessione di questa bella sala. Ringrazio Enrico Vidali ed i compagni dell'Associazione Zanoni per la collaborazione, in questa come in altre occasioni. Ringrazio l'autore che ancora una volta ha scelto Cremona per la presentazione del suo nuovo libro. Stasera presentiamo un libro assolutamente da leggere. “Fascismo. Anno zero”, di Mimmo Franzinelli, è uno di quei libri che fanno il punto su un argomento. Il sottotitolo precisa di che si tratta: “1919: la nascita dei Fasci di combattimento”. Il 1919, cent'anni fa, fu un anno chiave per la storia del nostro Paese. Franzinelli racconta l'anno seguendo le vicende del nascente movimento fascista. Dalla fondazione, il 23 marzo a S. Sepolcro (anzi, dai mesi precedenti, vera incubazione del Movimento), alle violenze contro i socialisti, alla battaglia elettorale ed alle elezioni del novembre (che furono disastrose per i fascisti), all'arresto di Mussolini e dei suoi, alla ripresa vittoriosa, grazie al sostegno delle Istituzioni e delle forze padronali. L'autore dedica poi pagine importanti alla costruzione di un vero e proprio “mito delle origini”, del “mito sansepolcrista”, coltivato ad arte per tutto il Ventennio. In Appendice vi sono poi interessanti ed in parte inedite note biografiche sui partecipanti alla “Adunata” del 23 marzo. Non deve stupire né scandalizzare che aderissero, nel 1919, al fascio, personaggi che poi divennero fieramente antifascisti. Per citare solo alcuni: il maestro Toscanini, il poeta Ungaretti, Ernestina Bittanti Battisti, Ernesto Rossi. Furono abbagliati da quel mix di patriottismo e velleità rivoluzionaria che fu il fascismo delle origini. Ben presto si accorsero della realtà e cambiarono opinione.
Nell'impossibilità di riassumere l'intero volume, mi limito ad alcune osservazioni. Anzitutto, Franzinelli sottolinea il carattere milanese ed urbano che a lungo ebbe il fascismo ed il ruolo di organizzazione paramilitare che fin da subito si diede. Una “militarizzazione” della politica, per così dire, che rappresentò un elemento di forza per il fascismo. Così, sottolinea il ruolo fondamentale giocato agli inizi dagli Arditi (alcuni ex-Arditi, ma altri ancora in servizio militare effettivo) e dai Futuristi, a partire da Marinetti. Dirimente fu il giudizio sulla guerra: per i fascisti il potere doveva andare ai “trinceristi” (coloro che la guerra l'avevano fatta), gli altri, i pacifisti ed i neutralisti, cacciati a pedate. Il programma politico e sociale era radicale, di estrema sinistra diremmo oggi (e dicevano anche allora): Repubblica, esproprio di tutti i beni ecclesiastici, esproprio dei guadagni effettuati da coloro che avevano lucrato sulla guerra, tasse elevatissime sui ricchi, partecipazione di operai e contadini alla gestione delle aziende... Franzinelli dimostra che però, contemporaneamente, Mussolini riceveva lauti finanziamenti da industriali ed agrari. È falso quindi che il fascismo sia stato solo l'espressione del disagio degli ex-combattenti e della piccola borghesia: fin dall'inizio percepì finanziamenti dalla grande industria, dalle banche e dalle organizzazioni dei proprietari terrieri. Ciò fu possibile per la grande duttilità ideologica di Mussolini, per il forte trasformismo e per la sostanziale doppiezza del discorso politico (ad esempio, Mussolini portò la solidarietà agli operai che occupavano la Dalmine, nel mentre riceveva contributi dai proprietari della Dalmine stessa!). Senza l'aiuto dei “poteri forti” e delle Istituzioni (a partire dalla Monarchia) il fascismo non si sarebbe mai affermato.
Concludo, ricordando un episodio che dovrebbe particolarmente interessare noi cremonesi. Franzinelli racconta della contestazione fascista a Bissolati. Leonida Bissolati si era dimesso da ministro alla fine del 1918, in dissenso con le rivendicazioni governative dell'Istria, della Dalmazia e di altri territori abitati in prevalenza da non italiani. Bissolati definiva “imperialistiche” le posizioni governative e sosteneva che l'Italia era entrata in guerra per completare il processo unitario ed unire al resto del Paese le terre “irredente” (abitate da parlanti italiano e dominate da altri Stati). L' 11 gennaio del 1919 Bissolati organizzò un incontro alla Scala di Milano per spiegare agli italiani le ragioni delle sue dimissioni e lanciare un nuovo movimento politico democratico-socialista. Ebbene, i fascisti si infiltrarono in sala e nei palchi e “scientificamente” organizzarono il boicottaggio del discorso. Bissolati non riuscì a parlare e dovette abbandonare il Teatro. Il “lancio” del nuovo movimento non avvenne mai. Pur conservando, a Cremona, un rapporto discreto con Farinacci, fu considerato un avversario da Mussolini e dai fascisti.
Il fascismo fu, dunque, fin dall'inizio illiberale e violento, trasformista ed antipatriottico. Ogni tentativo odierno di rivalutarlo, in tutto od in parte, è destituito di ogni verità storica e di ogni credibilità morale.
ANGELO RESCAGLIO
Ho interpretato il tema centrale della nascita del Fascismo così come lo vede l'Autore, apprezzato per la sua puntualità e ricchezza di contributi storici e sociali, in quel difficile 1919, che segna un punto di riferimento per i "fatti" che verranno e che saranno determinanti per il "ventennio". Nello stesso tempo, ho considerato il silenzio degli Intellettuali del momento, che non possono esaurirsi nelle vicende del "Futurismo", determinanti per certi aspetti ma non esaurienti: di fronte ad uomini di cultura, capaci di parlare a Mussolini ritenuto un giornalista colto, forse i percorsi storici sarebbero stati pure diversi e non così immediati, considerando il numero ridotto di componenti di "categorie" che diedero vita ai Fasci di combattimento di Milano.
Mussolini, quindi, intraprese il percorso di una "cultura di partito", creando successivamente l' Accademia d' Italia, nella certezza che quella realtà avrebbe creato una base solida per il partito (ho ricordato che Ada Negri scriveva a Mussolini per essere inserita tra gli "Accademici" e che Pirandello fu Presidenta dell'Accademia d'Italia...).
Comunque, una preziosa sintesi, questo libro, di una stagione storica complessa e inquieta, con al centro la inquietudine forte degli ex-combattenti e dei mutilati e invalidi di guerra, che trovarono nel "regime" all'orizzonte protezione e comprensione.
GIUSEPPE AZZONI
Dopo la chiara esposizione di Mimmo Franzinelli sui contenuti del suo "Fascismo anno zero: 1919 la nascita dei Fasci italiani di combattimento" l'intervento di Giuseppe Azzoni ha aggiunto brevi notizie e considerazioni sul nascente fascismo locale. Si è attenuto a capitoli del libro coniugandoli alla nostra realtà. Sul capitolo delle posizioni "rivoluzionarie" che si proclamarono a S. Sepolcro va detto che Farinacci le riportava nello stesso periodo su "La Squilla" e poi su "La voce del popolo sovrano": forte miglioramento dei salari e orario di lavoro, esproprio delle ricchezze da profitti di guerra, abolizione dei titoli nobiliari e Repubblica e così via (lo si ricorderà con Tognazzi che, nel film "La marcia su Roma", li cancellava uno dopo l'altro peoihé vedeva che i fascisti facevano il contrario). Farinacci, che sarà di lì a poco il più filotedesco dei ras, allora giunse a scrivere che solo grazie a lui ed ai fascisti si era impedito ai tedeschi di occupare Parigi e di fare dell'Europa una "caserma teutonica" mentre i socialisti operavano a loro vantaggio! Va poi ricordato l'imbarazzo di Farinacci dopo la plateale rottura di Mussolini con Bissolati. Questi difendeva l'autodeterminazione dei popoli (per questo ho combattuto, diceva, contro l'imperialismo austroprussiano) mentre D'Annunzio e Mussolini volevano annessioni non certo democratiche. Nell'occasione Farinacci tiene il piede in due scarpe: esalta le rivendicazioni di D'Annunzio e Mussolini su terre altrui ma proclama di appoggiare Bissolati nelle elezioni del '19 e sottolinea che a S. Sepolcro il fascismo si è solennemente proclamato contro ogni possibile "imperialismo italiano"! Coerente invece Farinacci lo è quando con un ristretto gruppo di partecipanti a quella assemblea giurano, mano tesa, su un pugnale sguainato di "essere pronti a uccidere ed a morire": in effetti il fascismo cremonese sarà da subito tra i più violenti ed Azzoni ne ha ricordato alcuni sanguinosi episodi. Il libro di Franzinelli mostra come l'assemblea sansepolcrista fosse sparuta e composta da molti che si allontaneranno nel periodo successivo constatando la falsità di quanto vi si era detto. Così il regime in seguito gonfierà il numero di chi c'era e cancellerà i nomi sgraditi. Questo vale anche per Cremona: parteciparono in tre: oltre a Farinacci c'erano Leonardo Cottarelli (riformista bonomiano) ed Oreste Mainardi. Cottarelli si allontanerà dal fascismo e sarà in seguito cancellato dall'elenco di chi c'era (poi venne coinvolto e processato per contatti con "Giustizia e Libertà). A Mainardi venne riconosciuto il brevetto sansepolcrista post mortem ma non assunse alcuna notoria attività fascista reperibile oggi nei documenti. Un'altra conferma locale di quanto documentato da Franzinelli su scala nazionale riguarda la "scalata" e la strumentalizzazione fascista nei riguardi degli ex combattenti. A Cremona in maggioranza essi non erano fascisti ed avevano eletto presidente della loro associazione provinciale l'ing Giovanni Vialli. Questi era stato interventista e combattente ed era liberale, ostile a Farinacci tanto che intervenne al Congresso ex combattenti di Roma del 1923 denunciando che "... a Cremona non c'è più nessuna libertà." Così, dopo la marcia ed ormai al potere, lo squadrismo cremonese fece una vera e propria campagna contro di lui con ogni mezzo e Vialli fu sostituito da Nino Mori, anche in questo braccio destro del ras.
( vedi allagato)