Mentre il percorso di contrasto ai colpi assestati nei diciotto mesi ed oltre della massima tragedia del terzo millennio mette a segno qualche performances, suscettibile di far intravvedere, se non proprio l'archiviazione, una robusta inversione di tendenza, non così fiduciosamente ci si può esprimere sul terreno delle consapevolezze e della coesione civile.
Il pallottoliere dei risultati raggiunti fa ritenere che la battaglia resterà in molta della sua portata. Acquisizioni, in termini di regressione degli indici di morbilità e letalità e di concrete risposte scientifiche e comportamentali, inducono alla fiducia, ma anche alla ulteriore consapevolezza di ulteriori prove di corresponsabilità comunitaria.
Non si possono certamente assolvere le iniziali aporie in capo ad un establishment inadeguato a prevedere prove così impegnative. La politica in Italia è diventata quella che é. Ma sul punto, possiamo dire che, sia pure con non poche claudicanze, lo scenario attuale, per quanto tutt'altro che definitivo, sarebbe stato immaginabile un anno e mezzo addietro.
Ora è indispensabile stare sul pezzo, per non regredire e per sviluppare un forte impegno diretto alla definitiva archiviazione di questo castigo biblico.
Ma, sul più bello (come si suol dire), vale a dire quando proprio la comunità dovrebbe dimostrare di essere un sol uomo nell'affrontare la spallata definitiva, ecco che evidenziano smagliature comportamentali, suscettibili di sguarnire l'apparato di contrasto.
Ci riferiamo, per quanto consapevoli di essere in presenza di posizioni minoritarie, alle contestazioni in materia di adesione alla campagna vaccinale che, fin qui, ha costituito l'arma più efficace.
La posizione della nostra testata è nota: l'invito a farsi una ragione e ad assecondare questa risposta.
Sull'argomento pubblichiamo le riflessioni di due nostri autorevoli lettori/collaboratori.
Signor Direttore, nell'importantissimo dibattito aperto sulla vaccinazione anticovid vorrei proporre alla riflessione dei dubbiosi un esempio ben comprensibile da noi "padani" e meno semplicistico di quel che può apparire a prima vista. Per il vaccino si deve dire un gigantesco grazie a chi lo ha approntato ed in tempi così brevi da salvare tantissime vite umane. Io paragonerei la vaccinazione generalizzata alle arginature dei grandi fiumi che difendono da disastrose alluvioni. Sappiamo che qualche alluvione rimane possibile ma siamo da secoli tutti concordi nel costruire gli argini. Anche a rinforzarli nelle emergenze con obblighi relativi (persino "alla spera in dio" come quando nel 1951 nel casalasco ci salvammo alzando l'argine con sacchi di terra, mio padre portò anche me ragazzo a riempire sacchi ma c'erano proprio tutti). Chi si oppone per individualistica libertà (non giustificata da particolari ragioni mediche) lo vedrei come un proprietario di terreno fronte argine che pretendesse di mantenere un varco dell'argine nel "suo" tratto. Evidentemente assurdo. Ma sfiora l'assurdo anche il voler avere la "libertà" di diffondere virus con probabilità fortemente maggiori a chi si vaccina. Una comune difesa da un morbo terribile è un dovere di tutti. Chi poi addirittura si scatena con violenza come certi "no vax" mi appare come uno che va a picconare l'argine mentre passa la piena.
Giuseppe Azzoni
Per tanti anni mi furono ricordate le urla di me bambina che echeggiavano per tutta piazza Castello mentre il buon dottor Rossi mi tagliuzzava la spalla per iniettarmi il vaccino trivalente. Tre bei profondi segni che ancora testimoniano il suo operato. Tre belle cicatrici che, se anche non proprio gradevoli da vedere, mi ricordano di essere grata a chi, dando ascolto alla scienza, permise di non cadere in preda a pericolosissime malattie. Tanto di cappello alle vaccinazioni che seguirono, che salvarono tra ‘altro tanti bambini dalla poliomielite. Ora siamo tornati purtroppo nella necessità essenziale di accogliere ogni accorgimento suggerito da eminenti scienziati e virologi per non cadere preda di un pericolosissimo virus che tante morti ha già causato e che sta galoppando in ogni parte del mondo. Ognuno di noi può essere infettato e infettare tanti nostri simili. Eppure, questa reale situazione sembra non tangere ancora diverse persone. Consapevolezza, rispetto verso la salute altrui e verso chi questa salute deve curare, sacrificandosi, temendo di non giungere in tempo. Seguire regole per la dovuta prudenza può solo aiutare ad arginare le amare conseguenze del diffondersi del virus. Si dice che si vuole essere liberi... ah si? Ma per che cosa? Per ammalarsi, per infischiarsene se il tuo ospedale torna ad avere reparti di terapia intensiva super affollati? Il non voler ammettere di aver chiuso la mente così da non raccogliere gli inviti da chi è ben informato e preparato ti rende libero. Ogni diritto e nessun dovere nella società di cui fai parte? Ho visto persone piangere per aver investito inavvertitamente un cagnolino… Se invece siamo causa di gravi conseguenze per gli esseri della nostra comunità, per chi entriamo in contatto, continuiamo a sentirci dei forti Brancaleone? È con tristezza ed anche con incredulità che mi rivolgo a Lei, gentile Direttore, viviamo ormai in un mondo che il prossimo viene considerato solo dopo aver pensato a sé stessi. Egoismo si definisce? Dote che porta a non saper discernere? Proponiamoci di combatterlo, affinché gli antichi valori difesi e rispettati aiutino a risolvere questo male che avvelena la vita attuale. In primis individuandolo dove cresce e viene stimolato. La diffusione di certe esternazioni tramite i mass media non aiuta, anzi azzera quanto di valido si vuole comunicare. La ringrazio per la cortese ospitalità e cordialmente La saluto
Clara Rossini