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Dossier Provincia: vigilia del rinnovo della Consiliatura /2

Le liste civiche senza voce

  21/09/2024

Di Redazione

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Editoriale di Virginio Venturelli

Il 29 settembre sindaci e consiglieri comunali sono chiamati alle urne per eleggere presidente e Consiglio provinciale.

Fallita l'ipotesi tentata dalle forze politiche principali di concordare unitariamente il candidato e lista, l'appuntamento elettorale potrebbe riservare qualche sorpresa agli schieramenti del centro destra e del centro sinistra, dipendente dalle scelte e dalla partecipazione al voto, degli amministratori, espressione delle numerose liste civiche comunali.

I due candidati presidenti, sono portatori di considerazioni assai generiche sullo sviluppo infrastrutturale ed economico del territorio, sulle gestioni associate dei servizi comunali, sul miglioramento dell'edilizia scolastica, sulla tutela e valorizzazione dell'ambiente, ed altre ancora contenute nell'ormai già datato Masterplan 3C, edito dalla Associazione Industriali di Cremona.

Non troviamo delle nette differenze programmatiche, né scelte e priorità nettamente distintive, per cui i Partiti non possono che sollecitare sindaci e consigliere comunali, ad esprimersi valutando semplicemente l'appartenenza politica dei candidati.

Un contesto che il civismo vero delle liste dei piccoli comuni avrebbe dovuto evitare coordinandosi per tempo, a fronte del noto sistema di voto ponderato, in base agli abitanti, previsto dalla legge vigente, che nella nostra provincia consente a Cremona e Crema di condizionare fortemente la consultazione elettorale.

La Comunità socialista, sull'argomento è intervenuta più volte a stimolare azioni e riflessioni unitarie, propedeutiche alla apertura di un confronto paritario con tutte le forze politiche, che non possono ignorare il “peso demografico” rappresentato dai comuni inferiori a 5000 abitanti, pari a circa la metà dell'intera popolazione provinciale.

Al riguardo solo l'area omogenea cremasca, ha avviato un percorso adeguato, già riconosciuto dalle istituzioni provinciali e prossimo ad esserlo anche negli ambiti regionali.

L'ambito dei comuni intorno a Cremona, come quello del casalasco, non hanno ancora formalizzato alcun impegno a replicare la politica sovracomunale dei Sindaci cremaschi, nonostante l'assetto attuale lo richieda viste le bocciature di vari progetti di fusione tra comuni, nonché dello scioglimento di altrettante Unioni.

Per le considerazioni premesse, esprimiamo soddisfazione per lo scampato pateracchio della lista unica, naufragata sul nome del Presidente, nonché per l'evitata diserzione alle urne, annunciata nel caso fosse stata finalizzata, da parte di diversi amministratori.

Contestualmente però anche un po' di disappunto per la mancata presentazione, da parte delle liste civiche, di una propria lista al consiglio provinciale, tutt'altro che impossibile, viste le sottoscrizioni previste dalla legge pari al 5% degli aventi diritto al voto, risultanti 1315, e quindi in definitiva bastavano 66 firme.

Centro destra

Candidato presidente: Alberto Sisti (Forza Italia), Castelvisconti.

Candidati consiglieri:

  • Palmiro Angelo Bibiani (Lega), Vaiano Cremasco.
  • Marta Falco (Forza Italia), Robecco d'Oglio.
  • Angela Migliorati (Fratelli d'Italia), Ostiano.
  • Federico Oneta (Fratelli d'Italia), Romanengo.
  • Valeria Patelli (Forza Italia), Calvatone.
  • Sabrina Paulli (Forza Italia), Izano.
  • Alessandro Portesani (indipendente), Cremona.
  • Filippo Raglio (Lega), Vescovato.
  • Roberto Maria Valentino Rava (Fratelli d'Italia), Soresina.
  • Giovanni Rossoni (Forza Italia), Offanengo.
  • Maria Giovanna Ruffoni (Fratelli d'Italia), Ripalta Cremasca.
  • Attilio Paolo Zabert (Fratelli d'Italia), Pieve d'Olmi.

Centro sinistra

Candidato presidente: Roberto Mariani (indipendente), Stagno Lombardo.

Candidati consiglieri:

  • Giuseppe Bignardi (indipendente), Persico Dosimo.
  • Francesca Ceresola (Partito Democratico), Credera Rubbiano.
  • Eliana Curti (indipendente), Pandino.
  • Giovanni Gagliardi (Partito Democratico), Cremona.
  • Silvia Genzini (Partito Democratico), Pieve San Giacomo.
  • Mauro Giroletti (Partito Democratico), Sergnano.
  • Graziella Locci (indipendente), Castelverde.
  • Simona Ravasi (indipendente), Paderno Ponchielli.
  • Luciano Toscani (indipendente), Casalmaggiore.
  • Eugenio Vailati (Partito Democratico), Crema.
  • Rosita Viola (Alleanza Verdi Sinistra), Cremona.
  • Edoardo Vola (Partito Democratico), Casaletto Vaprio.

Ok il quadro sinottico che fa da cimasa e apripista a questa riflessione non è certamente una primizia assoluta; essendo stato diramati e pubblicato nei giorni scorsi. Ci è sembrato corretto riproporlo ai nostri lettori, per completezza di inquadramento dell'argomento e per un supporto alla riflessione su un percorso, di cui per tanti giorni è stata epicentro l'ipotesi (data per certa) della “lista unica”, confluito verso un epilogo non esattamente inimmaginabile.

Niente di nuovo sotto il sole. Soprattutto, quando ci sono pochi cuori da lanciare oltre l'ostacolo (del superiore interesse comunitario-territoriale) e quando prevalgono, su tutto, i calcoli di potere della nomenklatura-casta (probabilmente priva, oltre che di senso civico, anche di adeguata conoscenza dello stato dell'arte generale.

Che, nella fattispecie, è arrivato, sotto il profilo del default ordinamentale e della qualità dei “campi” di raccolta del ceto politico-istituzionale, ad un punto, ahinoi, di non ritorno.

Ovviamente, al bacino che si richiama alle logiche e ai comportamenti di quella che un tempo si chiamava partitocrazia, nella fattispecie dell'aggregato elettivo, che, pur dovendo rispondere direttamente al mandato amministrativo affidato dall'elettorato di primo livello, prende, invece, ordini dal vero depositorio delle prerogative discendenti dalla scaturigine del seggio di domenica 29 corrente settembre. Che (al netto di una disaffezione annunciata) dovrebbe portare alle urne 1300 elettori.

Si tratta, ovviamente di un'elezione di secondo livello (per il rinnovo della Consiliatura Provinciale), il cui mandatario (diversamente dalle elezioni di primo livello, contrassegnate dalle “liste” di tendenza) è la condizione di rappresentanza delle ragioni e degli interessi originari. Che sono appunto rappresentati dalla circostanza di agire nella logica di mandato discendente dal primo livello (senza del quale i 1300 non avrebbero titolo di recarsi alle urne).

Rebus sic stantibus essi dovrebbero esprimere la loro opzione in ragione di una visione ispirata dalla consapevolezza del collegamento primario tra la ratio della nuova Consiliatura e la condizione di rappresentare in essa il proprio Comune. Non già la visione “mediata” dalla politica.

Un po' difficile questa cosa, se si resta collegati all'impronta della precedente Provincia (per essere chiari, ante legge sostanzialmente soppressiva dell'ente intermedio, denominata, dal nome del “talento”, Del Rio.

I cui propositi (nefastamente) sono rimasti a meta strada: la vecchia Provincia (di derivazione metà 800 ma sostanzialmente attuale) era destinata alla soppressione. Ma, per vicende politiche, il disegno non si è compiuto, restando a mezz'aria. Con il risultato di un livello istituzionale, tarpato nel prestigio, nelle attribuzioni, nel sostentamento finanziario, ma obbligato a farvi fronte.

Previsioni sulla ripresa del cammino “riformatore” (sic!) sarebbero azzardate. Condizione questa che dovrebbe costituire severo monito e sprone per gli “addetti ai lavori” ad alzare sguardi e cuori per fare di necessità (una condizione inimmaginabile stallo) virtù (il superiore interesse del territorio provinciale e dei Comuni che i 1300 dovrebbero rappresentare.

Era sembrato che potesse essere questo il viatico per percorrere l'ultimo miglio della fase propedeutica, che per un certo tempo aveva fatto percepire la possibilità di tutti per uno uno per tutti. Sulla base ovviamente di un'intesa programmatica capace di indirizzare le sorti e l'attività della Consiliatura. Ma al 59° minuto della 24° ora la politica (come si dice in cremonese “la ghà fat maron”. Disvelando, con un cambio di passo prevedibile-imprevedibile, le vere intenzioni: un patto spartitorio, prevalentemente imperniato sullo spoil system delle posizioni verticali.

Tamquam non esset l'appello Superate le divisioni di di ASSieme (l'associazione che riunisce gli organismi economici e di categoria):

La Provincia e un organo strategico nell'organizzazione territoriale perche in capo all'ente permangono funzioni molto determinanti come la pianificazione territoriale di coordinamento, la tutela e la valorizzazione dell'ambiente, la pianificazione dei servizi di trasporto, l'autorizzazione e il controllo in materia di trasporto privato, la costruzione e la gestione delle strade e la programmazione della rete scolastica e della collegata edilizia, la raccolta e l'elaborazione dati e l'assistenza tecnico-amministrativa agli enti locali, il controllo dei fenomeni discriminatori in ambito occupazionale e la promozione delle pari opportunità. Tutte funzioni utilissime per la comunità e per le imprese economiche: In attesa che venga risolta l'impasse, ci teniamo a ricordare quanto sia preziosa la presenza di un ente intermedio fra Regioni e Comuni che eserciti quel ruolo di visione, di raccordo e di pianificazione strategica di cui tanto abbiamo bisogno.

Oddio l'appello non rappresenta un costrutto geniale. Ma, soprattutto considerando la provenienza dell'elaborazione da parte dei soggetti imprenditoriali, apparve ed appare apprezzabile.

Ancora una volta le “ditte” (degli opposti “campi”) stanno dando il peggio di sé. Il nostro editorialista si riferisce al “valore aggiunto” rappresentato dagli elettori avulsi (essendo stati eletti come “civici”) da qualsiasi ordine di scuderia. Potrebbero, in certo qual modo, considerando l'incerto equilibrio delle forze in campo, costituire un elemento destabilizzante di questi nefasti giochi.

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