«Uno spettro si aggira per l'Europa». Ma non è quello comunista prefigurato da Marx e Engels nel lontano 1848, ma quello della scienza e della tecnologia. Lo spettro di un mondo governato da una oligarchia di scienziati e tecnocrati. Una rivoluzione senza rivolte e spargimento di sangue.
Strisciante, il cambiamento ha trovato nel covid-19 un potente alleato. Un enzima che ha accelerato la reazione, comunque l'ha resa evidente, lampante.
La politica, già oggi marginale, diverrà orpello utile alla tecnoscienzocrazia per giustificare scelte funzionali ai detentori del potere e poco alla collettività.
Al posto dei re-filosofi di Platone avremo i tecnoscienziati. Non risponderanno alla ragione, ma a economia e finanza. I manager delle multinazionali decideranno le sorti del mondo. Il riferimento non sarà la saggezza, ma il profitto. Non è il diavolo, a patto che non diventi l'unico obiettivo dell'esistenza e l'ombelico della società.
La salvaguardia della salute sarà il chiavistello per renderci più schiavi. In nome dello stare bene, inteso come efficienza degli individui da impiegare nella produzione, si faranno scelte liberticide e vessatorie.
La pletora di consulenti scientifici e tecnici, o pseudo tali, ai quali il primo ministro si è affidato per l'emergenza covid-19 anticipa quanto potrebbe succedere.
In queste settimane abbiamo assistito ad un Governo prono a super specialisti, abili a utilizzare il potere ricevuto più per soddisfare il proprio ego che per risolvere il problema a loro affidato. Ricercatori, che invece di rimanere in laboratorio per scoprire i segreti del virus e violarli e quindi sconfiggere il bastardo, hanno preferito passerelle televisive e interviste sui giornali.
Per raccontare cosa? Poco. Non quello che la gente si aspettava da individui titolati - almeno sulla carta - a risolvere una questione vitale per il paese.
Quasi tutti supponenti e ineffabili, in contrasto tra loro, i consulenti hanno raccomandato ai cittadini di rimanere in casa, di portare la mascherine, dopo avere predicato che non era necessario, di lavarsi le mani, di non avere fretta di uscire dal tunnel. Soprattutto di non preoccuparsi perché si trattava di una influenza un po' più tosta, ma diventata pochi giorni dopo la nuova peste. Andate a scopare il mare!
Con l'emergenza, il popolo (termine oggi desueto) ha ceduto, quasi senza fiatare, una parte dei propri diritti e libertà. Ma non è bastato. Sulla rampa di lancio sono in attesa di partire provvedimenti ancora più restrittivi, il tracciamento degli spostamenti in prima linea, ma pochi osano dissentire.
I partiti, ectoplasmi e in stato preagonico, timorosi per la loro sopravvivenza, dipendenti dai sondaggi, con il Rosario in mano, invece di reagire si sono adeguati. Si avviano a morte certa. Tuttalpiù piantano chiodi su polemiche sterili, strumentali per testimoniare la loro esistenza. Ma di ciccia, poca.
Intanto ogni giorno si celebra il rito dei dati con il numero dei morti, dei contagiati, dei diagrammi, in trepida attesa del verbo propinato dalle televisioni e dei conseguenti commenti. E tutti ascoltano, attenti e compunti. «Quelli che l'ha detto la televisione» ed è già un certificato di verità. Grande Jannacci!
Nessuna meraviglia. Platone aveva scoperto l'inghippo tanti secoli fa.
«Non capisci che ai bambini raccontiamo innanzitutto delle favole? Ciò nel suo complesso è una menzogna, che però contiene anche un fondo di verità. E noi insegniamo ai bambini le favole prima che la ginnastica».
Oggi le favole le raccontano agli adulti. Ma non distinguono la verità dalla menzogna.