È la volta del Sindaco di Salvirola (1168 abitanti), Nicola Marani, classe 1973, sposato con 2 figli.
Impiegato come tecnico presso un'importante azienda del territorio, specializzata nella costruzione di impianti che realizzano avvolgimenti elettrici nel settore elettrico ed automotive. Alterna l'impegno di sindaco del Comune, in cui vive dal 1995, con il lavoro e la famiglia. Dichiara:
Vivo con passione la Politica, quella con la P maiuscola, dedicata minuziosamente al proprio territorio e alle necessità della propria gente, lontane dalla politica degli alti palazzi istituzionali.
Il mio impegno sociale viene da molto lontano e dopo l'esperienza in qualità di Presidente della locale sezione AVIS, (e da portiere della locale squadra di calcio) ho intrapreso vari ruoli nell'amministrazione pubblica sempre con lo spirito e i principi del volontariato acquisiti dalla scelta di essere un donatore attivo.
In 25 anni, di cui cinque da consigliere, 15 da assessore e vicesindaco e gli ultimi da sindaco, posso dire di aver assistito a diverse imposizioni calate dall'alto sull'amministrazione dei piccoli comuni. Tutte fallimentari. Imposte da una politica molto lontana dalla realtà. È passata l'idea di voler sopprimere o annullare i piccoli comuni, perché scomodi, ritenuti un impedimento e, soprattutto, un costo per lo Stato, per mezzo di assurdi quanto inefficienti concetti aggregativi: le cosiddette Unioni o Fusioni, per la massima salvaguardia dell'ultimo nonché fondamentale presidio dello Stato.
L'Unione di più comuni, si è dimostrata fin da subito una farsa, dove maggiore spesa e burocrazia la facevano da padrone. Al Presidente dell'Unione si corrispondeva un'indennità maggiore rispetto a quella di Sindaco del paese, commisurata al numero degli abitanti nel suo complesso, oltre a quella del segretario, e del consulente...insomma, la creazione vera e propria di un altro ente. Altro che semplificazione e risparmi!
Poi mi chiedo: chi l'ha pensata, come ha potuto non analizzare che ad ogni nuova elezione dei Sindaci facenti parte dell'Unione, la stessa potesse essere messa in discussione per le diverse idee del nuovo arrivato? Un sistema sicuramente precario e poco lungimirante.
Altra assurdità: la Fusione tra comuni. Prima si avviano con atti deliberativi le procedure e dopo un iter di un paio d'anni, con spreco di risorse pubbliche, si da la parola alla popolazione con un referendum che, naturalmente, è poi bocciato dalla stessa, con l'affermazione dello spreco sopra citato.
Ma perché in politica le cose vanno sempre al contrario?
Sentire con un referendum prima i cittadini?
No, troppo facile!
Il mio parere sul tema delle Unioni e delle Fusioni è che quando in una comunità sussiste la volontà amministrativa di far crescere il proprio paese, con voglia e passione, le soluzioni si trovano sempre, come con le collaborazioni, per mezzo di "libere" convenzioni di servizi tra comuni. Senza imposizioni calate dall'alto con atti deliberativi (tra l'altro mai attuati e rimasti sotto montagne di polvere nei nostri archivi).
Noi Sindaci di piccoli comuni avremo tanti difetti, ma anche il pregio di mettere molto impegno nel cercare di risolvere qualsiasi problema. Sulle nostre scrivanie passa di tutto: dalla semplice buca, ai lavori pubblici più complessi, per non parlare delle richieste d'aiuto di alcune famiglie, per le quali, a differenza dei grandi comuni, dove apposite figure dirigenziali assolvono alla specifica funzione, noi, tutti questi problemi li risolviamo in prima persona...a volte anche con risorse personali.
Per poter dare continuità alla vita amministrativa di un paese diventa molto importante coinvolgere e rendere partecipi i giovani. Forse, proprio un errore delle gestioni passate è stato appunto quello di non avere saputo trasmettere la passione per la Politica nel proprio paese alle nuove generazioni.
E' vero che amministrare non è semplice, perché è un impegno gravoso, specie al giorno d'oggi. Forse alcuni cercano di evitare le responsabilità e altri mal sopportano i continui giudizi che si ricevono. Ciò nonostante, diventa essenziale coinvolgere la cittadinanza e soprattutto i nostri giovani. Molto probabilmente anch'io, se non mi avessero coinvolto tanti anni fa, ora non sarei Sindaco.
Attualmente il mio gruppo consigliare ha un'età media di 37 anni e mi sto impegnando a dare una qualche continuità, in termini di cultura amministrativa, alla nostra comunità che ho l'onore di rappresentare. Ritengo un fallimento generale della politica, ma soprattutto per il futuro politico del nostro territorio, non avere saputo coinvolgere e coltivare i più giovani. Ciò ha determinato nel tempo un impoverimento politico del territorio e di conseguenza un sempre minore peso specifico nelle decisioni che contano, soprattutto nei confronti di Cremona, partendo dalle infrastrutture, ai servizi fino ad arrivare alla questione inerente la possibile costruzione del nuovo ospedale di Cremona.
La nostra provincia è suddivisa in 3 macroaree: il casalasco, il cremonese e il cremasco, ognuna con le proprie specificità e necessità, ma con uguale diritto per tutti i loro cittadini ad avere pari servizi. L'emergenza Covid-19 ha accentuato diseguaglianze tra queste aree e di conseguenza tra cittadini, ed in futuro alcuni di questi potranno godere di investimenti faraonici per la riorganizzazione della sanità territoriale (viste le lacune riscontrate nel periodo d'emergenza) mentre altri raccoglieranno solo le briciole. Dal trattamento ricevuto ci pare di capire che in provincia abbiamo cittadini di serie A e di serie B.
Altra domanda: è per l'incapacità dell'Area Cremasca che non si riesce a incidere con le nostre richieste, oppure, è già tutto deciso a tavolino nei piani alti?
Sta di fatto che la totale assenza di interlocuzione, a mio avviso, ha creato molte differenze e questo non lo ritengo corretto nei confronti dei nostri cittadini.
Riconosco Crema come ente capofila e quale riferimento del cremasco, ma ricordo, ad esempio, le battaglie per la salvaguardia dell'Ospedale a cui ho partecipato aderendo con atti formali...poi basta. Non se n'è fatto più nulla.
Quale sarebbe dunque il mio ruolo nel cremasco?
Di sicuro non sono stato coinvolto in molte delle decisioni prese, né dai rappresentanti politici del territorio (nonostante fossi alla guida di una lista civica), né da Crema stessa come da altri comuni importanti. Eppure non mi sono mai sottratto al dialogo. Ma evidentemente le mie osservazioni critiche, poste in diverse occasioni in merito a progetti e pianificazioni territoriali, non hanno contribuito ad un mio successivo coinvolgimento. Ad andare contro corrente spesso ci si ritrova ad essere messi da parte, ma sono fatto così, dico quello che penso anche se è scomodo. I tempi sono cambiati, non c'è più la politica di un tempo dove pochi decidono e gli altri tacitamente in fiducia o per "sudditanza” approvano. Oggi, c'è chi si oppone e dice la sua, mettendo al centro il buon senso pur di migliorare i servizi al cittadino e alle imprese. Ecco perché insieme ad altri 7 colleghi sindaci abbiamo scelto di uscire da una società partecipata pubblica del territorio. Svuotata per effetto di un decreto legge della sua funzione e incapace di “mantenersi” autonomamente, con il rischio di divenire un costo per i comuni soci (e di conseguenza per i cittadini). Operazione vista di cattivo gusto da parte di altri colleghi, sindaci miopi che di fronte alla richiesta di un decreto legge che richiamava tutti alla razionalizzazione delle aziende a partecipazione pubblica, dopo la continua proliferazione degli ultimi anni, ad opera di tutto il panorama politico che si è susseguito, ci hanno accusato di “scappare con il malloppo”, ovvero, la liquidazione delle azioni societarie possedute che non è ancora avvenuta a distanza di tre anni...
Ritengo in conclusione che sia molto importante discutere delle problematiche del cremasco attraverso un organo politico formato da tutti i sindaci del territorio. Chi si assume il ruolo di coordinamento, però, lo dovrà fare coinvolgendo tutti nella discussione, e non solo una parte, quella amica, per contribuire alla crescita di tutti, impegnandosi soprattutto nel tenerci uniti. Per riuscirci servono molte energie ed io, lo ammetto, non ne sarei in grado.
Senza nulla togliere all'impegno e all'esperienza messa in campo dal decano Sindaco di Casaletto Ceredano, come Presidente dell'Area Cremasca, penso che sia giunto il momento di rinnovare tale carica con chi ha ben altri stimoli e maggiori energie da spendere, per ridare speranza e futuro al nostro territorio.