La questione dell'ormai noto “concambio” ex Stalloni/ex Tribunale di Crema ci pare stia prendendo una piega surreale per non dire grottesca.
Ricostruiamo brevemente i fatti: il consigliere comunale del gruppo Dem (ma socialista) Gianantonio Rossi (nella foto) ha, da tempo immemorabile, sottoposto all'attenzione dell'amministrazione, di cui fa parte, il progetto di un concambio dei due asset patrimoniali: gli ex Stalloni dalla Regione al Comune e l'ex Tribunale dal Comune alla Regione (che ne ricaverebbe cubature per razionalizzare vecchi e nuovi servizi ospedalieri).
Lo stato dell'arte, o meglio, quello che auspica l'amministrazione comunale, è che la Regione, se veramente vorrà concretizzare l'ampliamento dell'Ospedale Maggiore, dovrà pagare una pigione ad un locatore privato che gli sub-locherà (ovviamente lucrandoci) i locali dell'ex Tribunale. Mentre gli ex Stalloni resteranno improduttivi.
Acclarato che l'ospedale ha bisogno assolutamente di “allargarsi” e risulterebbe naturale farlo nell'area confinante in cui è sito l'ex Tribunale, in disuso e a carico del Comune, che ne è proprietario.
Al Comune, per contro, farebbe molto comodo acquisire la bella area-struttura degli ex Stalloni, di enorme pregio storico-culturale, inutilizzata e di proprietà della Regione.
Ieri, il Consigliere regionale del PD, Matteo Piloni (eletto anche con un po' di voti socialisti) rivendica l'uso dell'ex Tribunale per il rafforzamento dell'assetto dei servizi socio-sanitari.
Operazione che risulta naturale, ma soprattutto a “saldi invariati” (locuzione spesso usata per giustificare i tagli al welfare o ai servizi per far “mandare giù il rospo” ma che in questo caso, non poteva avere accezione più positiva). In quanto è oggettivamente la strada più breve e meno costosa (per una Regione sparagnina nei confronti dei non metropolitani) e se non altro di buon senso. Facendo pure due conti in tasca alla sanità regionale, queste le parole (in data 15 gennaio 2020) del consigliere comunale Gianantonio Rossi
Se l'Asst dovesse propendere per l'acquisto anziché l'affitto a torta finita andrebbe a risparmiare.
Ad oggi l'Asst ha fissato un canone di locazione annuo di 265 mila euro per occupare il 60 % dell'immobile.
Con il concambio l'Asst potrebbe accendere un mutuo al tasso odierno del 2,1% con una rata annua di 166.380 euro. Centomila euro in meno rispetto ad ora.
Ne deriverebbe un risparmio, per i 40 anni di durata del contratto, di 4 milioni di euro!
Il "concambio" non è mai stato preso in considerazione dal Sindaco che imperturbabilmente ha stretto l'accordo per cedere il diritto di superficie con un'”Immobiliare”, molto interessata a rendere operativi i passi successivi. E ci saremmo stupiti del contrario.
Ora, ci facciano capire i vertici pubblici e per dirla con Antonio Lubrano, “la domanda sorge spontanea”: dove sta la convenienza di un'operazione che, scartando il “concambio”, movimenta comunque la spesa pubblica lasciando anche qualcosa (e che qualcosa) nelle tasche dell'investitore privato?
A metà giugno si discuterà in Consiglio Comunale la mozione di Rossi.
Chissà, magari avremo risposte chiare.
Chi ci guadagnerebbe, in uno o nell'altro caso, l'hanno capito pure i sassi.