Abbiamo ricevuto e di buon grado pubblichiamo Caro Eco del Popolo, transitando ieri dalla Piazza Maggiore in ora di rientro inconsuetamente tarda per le mie abitudini, non mi è stato difficile notare un altrettanto inconsueto scenario: il Municipio illuminato (quasi) a giorno.
Deviante mi è apparsa la deduzione che potesse essere in corso un eccezionale fervore di lavoro amministrativo e burocratico. Ma anche in tale inopinato caso mi è parsa esagerato il dispiegamento di apparati illuminanti. Ho, infine, pensato che fosse stato inapplicato l’invito di prammatica rivolto “all’ultimo di spegnere la luce”.
Un’estrema supposizione che, ove fondata, mi avrebbe indotto ad un moto di insofferenza verso un intollerabile spreco di risorse pubbliche in tempi difficili per le casse pubbliche (e private).
Con queste riflessioni in testa me ne sono tornato a casa.
Solo stamane ho scoperto la ragione di questa ville lumière di fine novembre. Il 30 novembre, infatti, come da lettura del trafiletto pubblicato dal quotidiano locale, cade l’anniversario della prima decretata abolizione (1786 – Gran Ducato di Toscana) della pena di morte.
Aggiungerei, per completezza di ragionamento, che attualmente in 40 Stati al mondo la pena di morte è ancora prevista dal codice penale ed utilizzata; 47 Stati mantengono la pena di morte anche per reati comuni ma di fatto non ne hanno fatto uso per almeno 10 anni; in 7 Stati è in vigore ma solo limitatamente a reati commessi in situazioni eccezionali, ad esempio in tempo di guerra.
Tali dati inducono a concludere che quasi la metà degli stati (tra cui gli USA, la Cina, l’India ed una miriade di piccoli stati della fascia equatoriale insediati in Africa, Oriente ed Estremo Oriente) mantengono in vita (si fa per dire) un barbaro strumento sanzionatorio.
Bellamente impippandosi di Amnesty, di appelli, seat in e quant’altre testimonianze di condanna.
La Comunità di Sant`Egidio, ricorrendo il citato anniversario ha ribadito l’iniziativa di Cities for Life, cui aderiscono 2.031 città di tutto il mondo, allestendo 382 eventi in contemporanea in tutto il mondo. L’appello al "No alla pena di morte" ha avuto il suo culmine nell'accensione del Colosseo a Roma.
Non è dato sapere quante altre delle restanti città abbiano accolto l’indicazione della Comunità di Sant`Egidio. Sicuramente, come ha rivelato La Provincia, Cremona non è mancata all’appello. Purtroppo, forse a causa del fatto che ci sia abitua anche alle pratiche più incivili, da tempo la battaglia contro la pena di morte non è ai vertici della testimonianza civile.
E non è certamente questa modalità da arte “concettuale”, che pochi comprendono perché scivola puntualmente come l’olio, a smuovere coscienze e poteri politici, graniticamente attestati nelle posizioni di retroguardia.
Tutt’al più, cosa che non fa mai male, “eventi”, come quello richiamato, attirano l’interesse del potere mediatico e giustificano l’esistenza dei sodalizi che li indicono.
C’è un ulteriore particolare su cui sarebbe utile, almeno per potenziare l’indotto mobilitante, mettersi d’accordo. Per la pena di morte si accende l’illuminazione di quel Colosseo, che era stato, invece, spento, per protesta, contro l’attacco terroristico di Parigi. Mah?!
Considerando che in famiglia l’argomento di un uso, se non proprio sprecone, certamente non troppo oculato dell’utenza elettrica costituisce criticità, mi verrebbe da chiedere chi ha pagato la bolletta dell’accensione “delle luci di tutto il secondo piano del Palazzo Comunale”. La Comunità di S. Egidio, che dovrebbe? Il retroterra arcobaleno che sta rigorosamente dietro questo effimero? Gli assessori che, inconsapevoli delle vere acuzie cittadine, lo assecondano per ragioni di scambio?
Ringrazio per l’eventuale pubblicazione ed invio un cordiale saluto.
L’affezionato lettore Franco Nacchio.