Nelle ultime ore è scomparsa Teréz Marosi, forse a causa del tratto riservato, poco conosciuta anche nell'ambiente in cui avrebbe dovuto. Ma chi l'ha incrociata, come operatore della CdL e nella testimonianza culturale e politica, ha potuto trarne una valutazione molto positiva. È accaduto anche a chi scrive. La collocazione temporale della conoscenza è cosa di poco impegno. Era la seconda metà del 2006, che coincideva con il 50° anniversario dei fatti d'Ungheria. Pur avendo le proprie radici lì, Marosi era stata contattata (su suggerimento di Franco Dolci ed Azzoni) perché era deus ex machina dell'archivio storico della Camera del Lavoro. In cui (nello scantinato) era depositato il giacimento documentale del maggior centrale sindacale e della Federazione del PCI. Alla cui salvaguardia fisica ed al cui riordino avevano messo mano, appunto Dolci ed Azzoni.
Sull'argomento di più non aggiungo, limitandomi solamente a suggerire agli interessati di andarsi a leggere la rivisitazione dell'avvenimento magiaro, pubblicato a puntate dal quotidiano Cronaca e ad evidenziare il fatto che il combinato delle vicende interne alla dirigenza della Camera del Lavoro ed alla Federazione Comunista, anticipatrici e identificative del travaglio scatenato in seno al PCI, diveniva, almeno nelle valutazioni del redattore del dossier fondamentale.
Sapevo, per effetto dell'ipermnesia che mi ha evitato di disperdere le notizie attinte nel tempo (frequentemente attinte dalla tradizione orale, ma mai verificate documentalmente), cosa sarebbe servito. Marosi mi fece trovare l'intero plico dei verbali del Comitato Federale delle sedute in cui si consumarono l'ardimentosa opposizione alla linea togliattiana di sostegno all'invasione di Budapest dei carrarmati sovietici ed il ripiegamento scandito, non già dall'autocritica bensì dalla normalizzazione.
Leggendo quelle consunte carte (copia in velina, mentre l'originale era stato trasmesso all'Ufficio Quadri delle Botteghe Oscure) sembrò di penetrare una dimensione della scoperta e della conoscenza che solo chi ama la ricerca può apprezzare.
Ben conoscendo la diversa linea guida ideale di chi mi stava assistendo, ebbi la consapevolezza di una dedizione totale, nell'indirizzo e nell'assistenza al reperimento delle fonti.
Non l'avrei più persa di vista. Perché, pur guidato dall'automoderazione, avrei avuto ancora bisogno di questa guida ineccepibilmente preparata e disponibile.
Come si leggerà nel bel profilo scritto da Giuseppe Azzoni, Teréz Marosi non è stata solo una notevole esperta nella conservazione e catalogazione di archivi storici. La sua testimonianza, infatti, ha spaziato in più ampi contesti di divulgazione storica e culturale.
Se è permesso, forse, proprio per questa riconosciuta professionalità ed idealità, avrebbe dovuto disporre di più solide condizioni in cui dispensare questo talento.
La volgiamo ricordare con grande stima e, pur non potendo definirci amici, con riconoscente affetto. Domani la saluteremo insieme ai molti compagni che l'hanno conosciuta. (e.v.)
I problemi di salute che da tempo la assillavano in forma sempre più grave, hanno portato in questi giorni alla scomparsa della cara compagna Teréz Marosi. Ha resistito fino all'ultimo, mai cessando sia il proprio lavoro come impiegata della Camera del Lavoro sia le volontarie generose attività di conservazione archivistica e divulgazione dei documenti storici e della memoria del movimento operaio e dell'antifascismo cremonese.
Teréz aveva a suo tempo organizzato e poi seguito il ricco archivio della nostra CGIL ed in esso ordinò ed ospitò le carte storiche della Federazione del PCI (ora trasferite nell'Archivio di Stato), del Movimento cooperativo ed altri materiali di rilievo come un fondo carte di Gastone Dordoni, un fondo della Fornace Frazzi, immagini per un libro sulla storia della cooperativa muratori di Gussola ed altro ancora...
Lei stessa era attenta e valida ricercatrice come dimostrano suoi libri come “I desiderati dei nostri operai”: dalle Società di Mutuo Soccorso alla Camera del Lavoro (Cremona 1996) e “Le carte del lavoro” (Ediesse 1995) e collaborazioni come quella assai impegnativa sui lavoratori mandati in Germania 1938-1945 (“Vite vendute” di Adolfo Scalpelli) e quella di immagini su operai e lavoro (“Volti della storia” con testi di Sergio Cofferati ed altri).
Particolarmente intensa è sempre stata la sua collaborazione con l'ANPI, di cui sino all'ultimo ha gestito il sito web. Il suo contributo è stato sempre prezioso ed in diversi casi indispensabile per assai impegnative pubblicazioni sulla Resistenza, sui Caduti partigiani, sulla storia del fascismo, su ricerche relative al movimento femminile nella nostra provincia.
In diverse occasioni Teréz Marosi ebbe modo di esprimermi grande ammirazione per la figura di don Luisito Bianchi: ne conosceva la storia di prete operaio, ne condivideva gli ideali, gli fu vicino nel periodo in cui don Luisito era gravemente infermo. Ricordo che spesso ne sottolineava l'operato di “gratuita solidarietà”. Anche lei per tanti aspetti ha seguito con coerenza lo stesso principio.
Giuseppe Azzoni