È disponibile in lingua italiana e inglese. Gli autori che hanno contribuito al numero 0 della rivista sono: Davide Sapienza, Cormac Cullinan, Marco Paci, Piergiacomo Pagano, Pier Luigi Luisi, Barry Lopez, Franco Michieli, Sandro Bassi, Gerardo Mastrullo, Luca Raffaelli, Pietro Bassi, Robert Norris, Matteo Meschiari, Carlo Ferrari, Sergio Mantovani, Arianna De Micheli, Emilio Varrà, Martin Rak, Filippo Macchi, Fabio Liverani, Simona Piccolini, Dimitri Marchant, Martin Vlach, Marcello Rossi.
Perché Walden
Sempre di corsa, sovraesposti, iperconnessi e continuamente aggiornati, più aumentano le possibilità di comunicare e più diventiamo incapaci di dialogare. Forse vale la pena fermarsi e riflettere sul mondo che abbiamo costruito, sul rapporto che abbiamo con gli altri, sulle conseguenze delle nostre azioni sull'ambiente.
Un vecchio adagio recita “è meglio un passo nella direzione giusta che dieci in quella sbagliata”. In tempi frenetici come questi dovrebbe essere il nostro mantra. Quale strada seguire, allora? È una domanda complessa, che merita la nostra attenzione. Regaliamoci il lusso della lentezza. Abbiamo bisogno di ritrovare un senso di splendore, meraviglia e incantamento per il mondo e per la natura di cui facciamo parte. Di recuperare la nostra umanità.
Da queste premesse nasce Walden. Abbiamo voluto realizzare un magazine dedicato ai temi dell'ecologia, della sostenibilità, dello sviluppo, del pensiero ambientale.
Con l'aspirazione di contribuire a una "ecologia della mente" (per dirla con Gregory Bateson), Walden vuole essere un luogo reale di scambio dove confrontarsi e riflettere. Ci piace definirla una “rivista da meditazione”, come certi whisky invecchiati. L'obiettivo, ambizioso, è quello di contribuire a innescare un vero cambiamento di Gestalt, che ridefinisca il modo in cui percepiamo il mondo e ad esso ci rapportiamo. Non ci servono “altri beni”, ma un altro concetto di “bene”. Non serve perseguire un aumento del “benessere”, ma riappropriarci del significato del “ben essere”. Questa è la sfida che si pone Walden, nella piena consapevolezza che non vi sono compiti messianici da svolgere e che da sola una piccola rivista non potrà mai cambiare il mondo. Ma i tanti piccoli cambiamenti che possono innescarsi in ogni individuo sono senza dubbio il primo punto da cui partire per inventarci un mondo diverso. Più giusto e, ci auguriamo, anche più bello. Perché non può esserci bellezza senza giustizia.
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