Abbiamo affidato all'apprezzata aderenza alla cultura storica di Giuseppe Azzoni l'incipit del focus dell'EdP dedicato a quella che dovrebbe (ed è per noi) la ricorrenza principe dell'agenda celebrativa.
Nei prosieguo, dovremo immergere le mani anche in risvolti polemici; che non abbiamo cercato, ma che si approssimano agli orizzonti di una giornata che dovrebbe essere festosa per tutti i cittadini italiani.
Oggi, invece, fortemente vogliamo non discostarci dall'epopea della giornata-perno della nuova Italia.
Una consapevolezza che, come si avrà modo di percepire dal bel contributo di Giuseppe Azzoni, accese molto l'animo dei socialisti, che videro, ovviamente insieme a tutta la sinistra e larga parte dell'opinione moderata, nella Repubblica il traguardo delle speranze presente nell'idealismo dei democratici sin dall'epoca prefascista.
Rende graficamente l'idea di questo traguardo la vignette di Giuseppe Scalarini, pubblicata sulla nostra testata ad esito referendario proclamato.
L'Eco del Popolo ed il suo direttore Emilio Zanoni si spesero molto in questa campagna, che possiamo a pieno titolo definire la battaglia per la vita delle speranze di un Paese che voleva archiviare monarchia, ventennio fascista, guerra.
Nella gallery allegata pubblichiamo la copia di tutte le edizioni dedicate alla campagna per il referendum, all'esito locale del voto, all'agenda politica dell'insediamento dell'Assemblea Costituente.
Nella stessa gallery troverà spazio anche il bel contributo rievocativo di Ugo Intini, storico direttore dell'Avanti!, postato dal network della Fondazione Rosselli di cui alleghiamo il contributo del suo Presidente, Valdo Spini.
Volendo ricordare sull'Eco del popolo il 2 giugno 1946 nella realtà cremonese riporto alcuni dei titoli e degli argomenti con cui il settimanale socialista combatté in primissima fila per l'affermazione della Repubblica. Il settimanale era diretto (e in molta parte redatto) da Emilio Zanoni: davvero ne traspare il pensiero e lo stile già nei titoli di quella cruciale stagione politica. A cominciare da uno slogan nella testata del giornale che si ripete per molti numeri: “Italia futura né re né dittatura”. La critica ad una dittatura che aveva portato il Paese alla rovina con la complicità della monarchia era naturalmente assoluta. Ma da subito, accanto alla critica, si evidenziavano le proposte per il futuro. Già il 3 maggio 1945, una settimana dopo la Liberazione e un anno prima del referendum, l'Eco apre con questo titolo: “Il PSIUP chiama il popolo lavoratore a gettare le fondamenta della ricostruzione”: fondamenta che consistono in essenziali riforme partendo dalla istituzione di liberi ordinamenti repubblicani con l'abolizione della monarchia, con forme di democrazia diretta, con l'innovato ripristino delle autonomie locali. A firma di Emilio Zanoni un articolo del settembre 1945 intreccia il tema della Repubblica con quelli relativi alla Costituente: la Repubblica democratica non è cosa astratta, non è “campata in aria”, scrive. Significa voltare pagina da uno Stato ancora “savoiardo, feudale, burocratico, confessionale in uno Stato moderno, democratico, progressista, decentrato e laico”, profondamente riformato “nella struttura economica e sociale”.
Con queste premesse il giornale porterà avanti la campagna referendaria vera e propria della primavera 1946. Prima di tutto argomentando su ciò che con la Repubblica si potrà e si dovrà fare: dai diritti del lavoro alle libertà politiche, civili, religiose e laiche; dalle forme istituzionali della democrazia alla assoluta indipendenza del potere giudiziario; dai grandi temi della giustizia sociale a quelli della sanità, della scuola, della cultura...
Ma alla razionalità degli argomenti Zanoni accompagna, con ben riconoscibile impronta, una buona dose di sentimenti e di entusiasmo: “...il popolo italiano seppellirà la monarchia sotto una valanga compatta di repulsione e di sprezzo” scrive il 2 marzo '46. “O Repubblica santa il tuo vessillo sull'alto Quirinale a l'aura ondeggi” è titolo della vigilia del voto, 1 giugno '46. La Repubblica è legittimata dalla storia, dalle idee repubblicane seminate nel Risorgimento alla evocazione dei martiri per la libertà: “Matteotti, Gramsci e Rosselli alla testa del popolo risorto per la Costituente e la Repubblica democratica”.
La vigorosa campagna elettorale si concluderà col titolo che commenta il risultato del referendum: “Un solo grido dalle Alpi alla Sicilia: viva la Repubblica italiana” (8 giugno '46).
Nell'articolo però traspariva una certa amarezza per un consenso alla monarchia giudicato eccessivo ed immeritato... favorito anche da ambiguità e strumentali paure seminate da forze conservatrici e clericali.
Comunque la città di Cremona fu la più “repubblicana” dei capoluoghi lombardi col 70.2% davanti al 67,8 di Milano... quindi fu anche nel “gruppo di testa” a livello nazionale. Il dato è fortemente repubblicano anche per il territorio provinciale, con 144.808 voti (65,2%) contro 77.192 voti per la monarchia (34,8%). Per inciso, il Comune più repubblicano fu Bonemerse con l'88%. La monarchia prevalse solo in alcuni Comuni del cremasco, Crema comunque dette alla Repubblica un buon 67%.
Il voto del nostro territorio (come di quello nazionale) per Referendum e Costituente fu massiccio. Proprio tutta la nostra popolazione si espresse: votò il 94% degli aventi diritto! Comprese le donne, che votavano per la prima volta in una votazione politica nazionale.
Giuseppe Azzoni