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‘Le associazioni cremonesi di Mutuo Soccorso’ Francesco Gonzaga di Agostino Melega

UNO PER TUTTI – TUTTI PER UNO Francesco Gonzaga ha fatto centro per l’ennesima volta. Dalla cornucopia delle sue appassionate ricerche storiche e d’archivio è uscito ancora una volta un bel libro, il cui titolo ci presenta la nascita e lo sviluppo di un mondo ricco d’eventi e di solidarietà civile e sociale: “Le associazioni cremonesi di Mutuo Soccorso”, edito da Cremonabooks.

  08/04/2018 11:40:00

A cura della Redazione

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‘Le associazioni cremonesi di Mutuo Soccorso’ Francesco Gonzaga di Agostino Melega

UNO PER TUTTI – TUTTI PER UNO Francesco Gonzaga ha fatto centro per l’ennesima volta. Dalla cornucopia delle sue appassionate ricerche storiche e d’archivio è uscito ancora una volta un bel libro, il cui titolo ci presenta la nascita e lo sviluppo di un mondo ricco d’eventi e di solidarietà civile e sociale: “Le associazioni cremonesi di Mutuo Soccorso”, edito da Cremonabooks.

 Nel testo si parla del modo col quale gli esponenti della borghesia illuminata cittadina seppero unire il proprio impegno a quello dei lavoratori più maturi delle classi popolari locali, dando vita a forme d’assistenza che venivano assicurate da fondi versati dagli stessi lavoratori, accompagnati a loro volta da donazioni e contribuzioni da parte delle classi più abbienti. Non a caso l’immagine simbolica che dava senso a tale alleanza e a tale missione era costituita da due mani che si stringevano in segno d’amicizia. Il seme sparso dal mazzinianesimo sociale e garibaldino veniva sostenuto, dunque, nella propria crescita iniziale, da una alleanza interclassista, sostituita poi nel tempo, in modo sempre più incisivo, dalle organizzazioni militanti dall’emergente attivismo socialista. Ma all’inizio, nel 1860, vale a dire dopo l’appello pubblico di Fulvio Cazzaniga, direttore del giornale locale, d’istituire in città un’associazione operaia che contribuisse ad alleviare le condizioni di miseria in cui versavano i lavoratori, le due mani unite andavano bene al di là di un patto fra ceti differenziati, andando a significare pure un’alleanza fra le istituzioni civili e quelle diocesane. Non a caso, la riunione propedeutica alla fondazione della “Associazione Generale di Mutuo Soccorso fra gli operai di Cremona” avvenne in una sala del palazzo della Curia, messa a disposizione dal vescovo Antonio Novasconi, favorevole al fatto che si attivasse in città una istituzione tendente a soccorrere i lavoratori “in caso di malattia e vecchiaja, con propri contributi settimanali o mensili già versati nella cassa sociale, a facilitar loro il conseguimento del lavoro, ed a promuovere la loro moralità con opportuna istruzione”.

Dopo quel primo incontro, ne seguirono altri insieme a contatti con le analoghe associazioni già costituite di Torino, Stradella, Vigevano, Voghera, Milano. Al termine di questo cammino di consultazioni, il 1° gennaio 1862 anche a Cremona venne dato il via alla tanto attesa organizzazione solidaristica. Potremmo dire – usando parole non di Gonzaga ma nostre - che il patto civile avvenne attraverso un meccanismo di “larghe intese”, fra il mondo cattolico e quello antitetico. Presidente onorario dell’Associazione fu proclamato per acclamazione Giuseppe Garibaldi, mangiapreti per eccellenza come sappiamo, il quale però non disdegnò di andar a porgere i propri omaggi al vescovo Novasconi durante la sua prima visita a Cremona, sempre in quel fatidico 1862. Per nobili intenti anche gli opposti poli si possono fondere e trovare “la quadra” come si dice oggi. 

Detto questo, torniamo alla storia dell’associazione mutualistica cremonese. Essa aveva allora l’ufficio in via Longacqua (ora via Cesare Battisti), in un edificio della Banca Popolare. Qui, dal 1863, venne esposta una bandiera tricolore, acquistata con una sottoscrizione popolare e che un gruppo di signore della città si offerse di completare a ricamo. La sede rimase lì per cinquant’anni, fino al 1912, quando l’ufficio venne trasferito in via Ala Ponzone, dove si trova ancor oggi una epigrafe che ne ricorda l’esistenza.

In questi cinquant’anni di mezzo il sodalizio operaio svolse un ruolo importante anche nel campo dell’occupazione, cercando di favorire accordi fra lavoratori e imprenditori, così come sul piano della conciliazione fra opposti interessi in caso di scioperi ed anche impegnandosi nel mercato del lavoro con la ricerca di nuova occupazione attraverso l’apposito “Comitato di lavoro”.

Quelle dell’associazionismo dell’epoca, non erano ancora attività sindacali e di classe pari a quelle degli anni successivi, ma – scrive Gonzaga – “contribuirono a sviluppare una prima forma di solidarietà fra lavoratori, le cui esigenze erano trattate nel settimanale che erano espressione dell’Associazione: La Bandiera dell’operaio, che cominciò ad uscire nel 1879”.

Interessante è venire a sapere che in questa Associazione era preclusa l’iscrizione alle donne, ma visto il successo che stava avendo quella maschile, alcune rappresentanti del gentil sesso si diedero da fare facendo nascere, nel settembre del 1863, il sodalizio previdenziale chiamato “Associazione Operaia Femminile di Mutuo Soccorso”. Diverse furono le maestre che insieme alle operaie si iscrissero alla nuova organizzazione solidaristica, “contribuendo – scrive ancora Gonzaga – a dare all’istituzione un impulso notevole attivando oltre ai corsi di alfabetizzazione, conferenze che contribuissero ad elevare culturalmente e moralmente le operaie”. Determinante – aggiunge l’Autore – “fu la partecipazione della professoressa Carmela Baricelli, segretaria del sodalizio dal 1890 al 1893, che era stata anche tra le fondatrici della Camera del lavoro. Negli anni in cui fu presente come insegnante in città (per molti anni fu allontanata da Cremona per motivi politici e assegnata a scuole di altre località), si interessò per organizzare soprattutto conferenze e corsi per adulti per i quali scrisse anche un libro di testo poiché non ne esistevano in commercio di specifici rivolti agli operai”. Che dire? “Chapeau! Tanto di cappello alla sua memoria e militanza culturale, civile e sociale”. E grazie a Francesco Gonzaga e ai suoi pazienti ed arricchenti studi.

Agostino Melega

 

 

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