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Spottoni elettorali e realtà

“Da aprile calano (sic) le bollette” ovvero quando la vergogna non ha limiti Inattesa è apparsa all’orizzonte della nostra quotidianità una campagna, ad alzo zero, di quella che dovrebbe essere informazione, ma che, in realtà, è manifestamente di servizio all’incipiente clima elettorale

  28/03/2019

A cura della Redazione

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L'ECOCRONACA Spottoni elettorali e realtà

Viene, infatti, annunciato che a far tempo da aprile gli utenti italiani beneficeranno di un calo verticale delle tariffe della distribuzione energetica: -8,5% per quella elettrica e -9,9% per il gas.

Che, in cifra, anche se si arrischia di deragliare sulle statistiche trilussiane, significherà un risparmio annuo di 118 euro per l'erogazione del gasa e di euro 50 per la luce e riguarderà il mercato tutelato.

Una volta si parlava di “prezzi amministrati”, in tempi più recenti si definisce, volendo dire la stessa cosa, di utenza tutelata. Non esattamente, ma è un po' come il prezzo con cui vengono somministrati i carburanti. Che, quando le materie prime salgono di prezzo, le tariffe salgono verticalmente e velocemente. In senso contrario, diminuiscono lentamente e non proporzionalmente.

Ma su ciò l'eloquio delle fonti governative, interessate a divulgare ad usum delphini una notizia (che quanto meno meriterebbe un approfondimento), appare un po' reticente.

Soprattutto, sulla circostanza dell'applicazione “degli oneri di sistema”, una locuzione con cui si intende aggirare la sostanza di una cosa sempre più odiosa.

Nella determinazione della tariffa elettrica finale il regolatore parte dal costo della materia prima, cui aggiunge gli oneri generali; che incrementa, oltre che delle spese di trasporto e di gestione del contatore.

Applicato alla filiera dei costi del salumiere, il criterio dovrebbe articolare il costo della macellazione, dell'insaccamento, del trasporto dall'azienda produttrice agli scaffali espositivi.

Ma la specifica della tariffa energetica, almeno per quella elettrica, non si ferma qui. Perché aggiunge immancabilmente gli “oneri di sistema”. Che altro non sono se non la gabella occulta con cui lo Stato spalma sulle bollette (anche quelle a consumo zero)

Gli oneri di sistema rappresentano il 20% del costo annuo in bolletta luce e circa il 4% in bolletta gas. Hanno come motivazione il finanziamento del sostegno delle energie rinnovabili e della cogenerazione, oltre che dell'interminabile ed onnivoro decommissioning degli impianti di energia nucleare.

L'accanimento di questa tassa occulta si rivolge in particolare alle seconde case. Gli oneri di sistema, infatti, sono applicati agli utenti che non hanno la residenza nell'abitazione principale e che pagheranno una parte consistente di oneri di sistema nella quota fissa, in euro al mese, e una parte nella quota variabile, in euro a kWh.

Il che significa che se un cittadino possiede una modesta casetta od un piccolo appartamento di vacanza è tenuto a pagare tali oneri anche in assenza di consumi.

Bimestralmente gli verrà emunta la sommetta di 48,14 di euro, che su base annua fanno 288,84.

Per non parlare dell'IMU e della Tari e della Tasi, con cui i Comuni a vocazione cosiddetta turistica salassano il ceto che costituirebbe in teoria il perno della vocazione.

Bisognerebbe considerare, sia chiaro senza alcun malanimo, che la gestione dei tributi comunali di Cremona vive decisamente sotto una brutta stella. Si ricorderà facilmente la circostanza, risalente solo a qualche anno addietro, dell'errato computo del tributo a carico di numerosi contribuenti. Che sarebbe stato, ovviamente rettificato; anche se il fatto gettò una luce sinistra sulla performance dell'apparato.

Nei giorni scorsi, è pervenuta ad ogni contribuente la comunicazione, in sé neutra, del rinnovo della gestione dell'esazione, che indicava, fatto in sé positivo, l'ampliamento delle modalità facilitate di pagamento da parte del “debitore” (una qualifica poco accorta per una struttura, che, sull'altare della città-facile e della comunicazione investe notevoli risorse umane e finanziarie).

Da tempo l'esazione conta su un gettito fidelizzato in capo alla domiciliazione bancaria, che consente un'esazione in tempi certi ed in automatico. E che risparmia al cittadino-utente la corvée della calendarizzazione e dello sportello.

Tale opportunità è stata confermata anche nel nuovo rapporto gestionale. Ora, ci sarà anche l'evidenza dell'inaggirabilità dell'obbligo, ma i 6000 contribuenti domiciliatari faticano a comprendere la necessità della revoca del precedente mandato e dell'obbligo di presentarsi, improrogabilmente entro 22 marzo (a poco più di due settimane dalla notifica), presso l'ufficio competente “per sottoscrivere il modulo di autorizzazione permanente di addebito in c/c”.

Chi scrivere ne ha avuto diretta conferma dal contatto con qualche decina di concittadini accomunati nella non certamente apprezzata procedura, che, semplicemente, reitera una modalità assolta solo qualche anno prima. E, finiti, loro malgrado, nell'imbuto dell'improrogabilità di tempi ristretti. Che hanno inevitabilmente comportato liste d'attesa, alleviate dal palpabile impegno del personale applicato, e che, altrettanto inevitabilmente, hanno indirizzato verso l'Amministrazione commenti non benevoli. Tra cui la domanda se non fosse stato possibile adempiere telematicamente.

Da ultimissimo, viene da interrogarsi sulla sagacia di una siffatta opzione operativa a due mesi dalle urne.

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