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Sinistra riformista e questione socialista work in progress a Crema

Si snoda, sempre più nitidamente, il programma di approfondimento politico e di impostazione operativa finalizzato alla riaggregazione ed al rilancio della testimonianza socialista nell’ambito del territorio provinciale

  16/02/2017

A cura della Redazione

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Gli incontri, diventati ormai periodici e, per il momento, localizzati nel cremasco, erano partiti, come si ricorderà, da quella che si poteva percepire come una rimpatriata-scommessa presso il Circolo ARCI di S. Bernardino di sabato 21 gennaio.

Ci si era dato appuntamento per un convegno provinciale aperto a Cremona per un mese dopo. Ma gli sviluppi (non stimati) hanno preso il sopravvento sulla razionale programmazione; per affetto della frenesia che ormai pervade la fase preparatoria della tornata del rinnovo della consigliatura del Comune capo comprensorio.

Di sicuro, la sala regia della Comunità Socialista non si farà più cogliere di sorpresa. Del che c'è consapevolezza e conferma nel rigore e nella puntualità con cui la presidenza dell'assemblea ha redatto e diramato la sintetica cronaca dei lavori.

“La Comunità Socialista Cremonese, riunitasi a Crema in data 11 febbraio 2017, alla presenza di esponenti del PSI, del sindacato UIL e del Circolo culturale Zanoni, come previsto nel percorso costituente della stessa, dopo ampia discussione ha deciso di replicare l'iniziativa in avviata nel Cremasco, anche a Cremona e nel casalasco, prima di procedere alla convocazione della assemblea fondativa a livello provinciale.

In ordine alle ormai prossime elezioni amministrative del Comune di Crema, nel corso della riunione è stato ribadito che la Comunità Socialista non nasce per sovrapporsi o prevaricare l'autonomia dei soggetti organizzati aderenti, ma mira solo ad offrire dei contributi più ampi sulle questioni affrontate.

Nello specifico, sia pure in modo articolato, sono risultate prevalenti le seguenti considerazioni:

-allo stato non si ravvisano ancora sufficienti i contenuti delle opzioni politico amministrative già in campo, per decidere alleanze e candidature da sostenere,

-l'analisi della situazione, non può prescindere da una preventiva valutazione oggettiva della esperienza del PSI nella lista del PD, nonché da una franca rivisitazione delle scelte politiche ed amministrative compiute, su quelle ancora in itinere o di prossimo perseguimento,

-per un confronto programmatico dignitoso con le altre forze politiche, vanno preventivamente individuati i temi amministrativi che i socialisti ritengono essenziali per misurare le convergenze e le differenze esistenti,

-fermo restando la collocazione nell'ambito del centro -sinistra, la presenza ed il contributo dell'area socialista, sarà ove avremo trovato maggiori condivisioni.

Nel dibattito sono intervenuti:

Donati, Carletti, Gaboardi, Noci, Penci, Rossi, Talone, Venturelli, Verdelli, Vidali.”

Da attenti e rigorosi cronisti, sia a noi concessa qualche chiosa aggiuntiva al documento che rappresenta un sintetico ma rigoroso riassunto.

Gli inopportuni e controproducenti schiamazzi attorno alla fatidica ricorrenza del 19 gennaio avrebbero fatto pensare (o temere) che le loro ricadute fanno ripiombare la questione socialista nel baratro del pregiudizio. Ma i socialisti italiani, per ricuperare il loro diritto di tribuna, dovranno appellarsi ad una Rosa Parks.

Il dibattito ovviato e proseguito a S. Bernardino ha dimostrato che se essi vogliono tornare alla testimonianza ideale ed al contributo nella vita politica ed amministrativa devono partire dal monito di Nenni (si fa politica coi sentimenti, mai coi risentimenti). Vero: un quarto di secolo fa si è rovesciato sul popolo socialista uno tsunami che lo ha tolto dalla mappa dei diritti civili. Non occorrerà appellarsi a qualche superiore tribunale per veder loro restituita l'agibilità politica.

D'altro lato, non resta che constatare la caduta dell'ostracismo durato molti anni (quando si costumava prendere come pietra di paragone l'abominio socialista) avvenuta (si comprenderà che stiamo celiando) ad opera dell'allenatore Sarri che (rivolgendosi al collega nerazzurro) ha finito per rimodulare il podio dell'infamia (se avessi voluto offenderti non ti avrei chiamato gay, bensì democristiano).

Archiviando le facezie, nell'ultimo mese si è dimostrato che, partendo dalla consapevolezza dei propri errori e dalla percezione dei profondi cambiamenti intervenuti, i socialisti, se dispongono di filo buono e di punti giusti, hanno discrete chances per fare della loro testimonianza non un'occasione di esercizio nostalgico, ma un rigoroso ed apprezzato contributo al percorso della sinistra.

Appartenere al campo della sinistra ed, in particolare, di quella riformista che si richiama al socialismo europeo, non significa essere costretti a bere sempre l'amaro calice della condivisione di responsabilità. Che, in omaggio alle regole dettate da leadership che non sono nostre e che sono ispirate da autoreferenzialità, restano per lo più confinate in ruoli gregari, quando non di insolente marginalità.

Recuperare il tempo e gli spazi perduti richiederà tempo, metodo, impegno. La stella polare: il pensiero e l'idealismo. Poi, se necessario, seguirà l'intendenza rappresentata dalla scesa in campo nel confronto con le altre forze (a cominciare dall'area di sinistra) e nella competizione per tornare agli impegni di rappresentanza nella vita istituzionale.

Non si tratta di un impulso declamatorio. Lo ha dimostrato il dibattito; quando ha ripetutamente insistito sulla distinzione di livelli che, alla fine della disamina, sarebbe edificante si sovrapponessero.

Ma, allo stato, non è così. Perché il popolo socialista, pur aspirando alla ricomposizione dell'unità politica ed organizzativa, è ben consapevole del permanere della diaspora. Per il momento: testa bassa e pedalare. Per aggregare quanto più contributi individuali e collettivi possibili. Nell'ambito della comunità socialista (che accoglie tutti i socialisti di iscrizione, di simpatia, di naturale identificazione a prescindere dalla diversità di dislocazione a sinistra) ed in sinergia con il PSI. Al quale, iscritti e simpatizzanti chiedono di navigare in mare aperto. Più di quanto abbia sin qui concesso il ruolo di sostegno del profilo riformista della leadership del PD.

Ma si avrà modo di approfondire meglio questi rimandi generali alla testimonianza del socialismo riformista nel prosieguo e, soprattutto, in occasione dell'ormai imminente Congresso Provinciale del PSI (12 marzo). Che costituirà per i socialisti, iscritti e non, ma anche per la vasta area accomunata nell'adesione al socialismo europeo, opportunità di crescita del contributo per invertire le criticità ed imboccare decisamente un percorso virtuoso.

Va aggiunto che le due sessioni (soprattutto, la seconda) non hanno perso di vista, pur non facendosene fagocitare, l'agenda elettorale dei prossimi mesi.

Ci riferiamo al calendario dei rinnovi amministrativi che, come abbiamo già accennato, mette al centro Crema.

Gli esami non finiscono mai ed ogni giorno dovremmo prepararvici.

D'altro lato, il dilagante modello di campagne elettorali eternamente aperte (anche il giorno successivo all'apertura delle urne) non trova impreparato nessuno.

Ma ora si tratta di tirare le somme dei mandati in esaurimento e di quelli che li seguiranno in un breve proseguo.

I socialisti collocati nel campo della sinistra hanno sperimentato quanto sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e ‘l salir per l'altrui scale.

Insomma, negli ultimi vent'anni “la ditta” al timone della sinistra ha chiesto ai socialisti di presentarsi con lista propria, di fare lista (non esattamente omogenea) con altri spezzoni della sinistra, di entrare nella lista del PD.

Il risultato non sempre è stato appagante anche dal punto di vista del raggiungimento del diritto di tribuna nei consessi amministrativi.

Fatto che, invece, è avvenuto nell'ultimo quinquennio nei due maggiori Comuni della provincia. Ma il raggiungimento della tribuna, in questo caso, al di là dell'assoluta dedizione dei due eletti, non è stata garanzia di incidenza nelle politiche amministrative e nelle gestioni.

Lungi dal replicare l'immaginifica favola de la Fontaine (della rana e del bove) e consapevoli della legge dei numeri, i socialisti alla fine si porranno il dubbio dell'utilità di un rapporto sinergico (che nelle certezze dei maggiori viene interpretato come una cinghia di trasmissione). Nella riaffermazione della tendenziale opzione a favore del campo della sinistra; ma anche nella ferma determinazione a rifuggire dall'irrilevanza scaturente da un rapporto. Poco franco e dato per scontato.

Su questo seguiranno dichiarazioni ufficiali e contatti formali.

Ma volendo dare corretto conto della significativa parte dei due incontri riservata alle politiche istituzionali saremmo reticenti se non facessimo menzione almeno sinteticamente del senso della discussione. Da tale punto di vista, prima di definire le opzioni in campo, il PSI esprimerà un proprio definitivo proprio parere sulla esperienza amministrativa in corso, sul quadro politico e sull'eventuale sostegno al sindaco uscente.

Un valutazione seria non può che derivare dalle scelte politiche ed amministrative compiute, quelle in itinere o di prossimo perseguimento.

Tale giudizio, ancorché non definitivo, è stato delineato dai numerosi e qualificati interventi. Che hanno evidenziato rilievi critici e riserve su alcune questioni sovraccomunali quali: l'indicazione dell'area vasta con Lodi e Milano, l'assenza di iniziative concrete nella gestione associate delle funzioni comunali, le scelte a sostegno della privatizzazione dei servizi pubblici, l'accondiscendenza alla cessione di LGH ad A2A, l'illogica trasformazione di SCRP in centrale di committenza degli appalti dei comuni.

Se i socialisti condividessero fino in fondo tali osservazioni e avessero, come assai probabile, altre perplessità in aggiunta a livello strettamente comunale, non sarebbe così scontato un appoggio al sindaco uscente e ricandidato.

Ed anche una ricandidatura affidata a modalità bulgare, nonostante le riserve ed i rilievi critici (che consiglierebbero al centro-sinistra un riaggiustamento delle linee-guida, dei contenuti e degli “stili”) e nonostante l'evidenza dello sfilacciamento del tessuto connettivo dell'alleanza, non costituisce una premessa rassicurante e feconda.

Qui a Crema, dove un eventuale insuccesso della sinistra non sarebbe evento trascurabile, e tra qualche tempo anche nel Capoluogo. Sulla cui gestione, come l'Eco del Popolo ha più volte posto l'accento, la pioggia dei rilievi critici sarebbe a catinelle.

Se i due uscenti (nel caso volessero evitare che la coniugazione del participio passi dal presente al passato) farebbero bene (anzi,avrebbero fatto bene!) ad uscire dall'autoreferenzialità e, diciamolo pure, da un certo tratto arrogante. Tenendo conto principalmente conto del carattere plurale del campo di centro-sinistra e dell'ineludibilità di metodiche come l'impegno permanente per la progettualità ed, ultimo ma non ultimo, per l'indizione (in automatico) delle primarie.

Ma, evidentemente, la lezione di Pizzighettone di un anno fa non è servita a niente.

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