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Pizzighettone domata la bomba che nel ‘44 fece flop

Definitivamente (e felicemente) archiviata la pratica dell’inopinato ritrovamento di un ordigno bellico inesploso, rinvenuto durante le escavazioni di cantiere rese necessarie dalla costruzione di una seconda centrale elettrica. La scansione temporale dei bombardamenti a Pizzighettone del 2° guerra mondiale ed alcune testimonianze.

  05/04/2016 18:55:00

A cura della Redazione

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Si ricorderà che la prima, realizzata qualche anno fa, alla stessa altezza, ma sull’opposta sponda, è da tempo a regime produttivo.

Questa seconda, invece, in piena cantierazione, si trova sulla sponda sinistra dell’Adda a pochi passi a valle del ponte ferroviario, e a poche decine di metri dalla stazione. Stazione, una volta denominata Pizzighettone (sic transit gloria mundi!) ma, nella contemporaneità, declassata dall’elevazione di rango dell’ex ausiliaria “Ponte d’Adda” (attivata sbrigativamente per fornire servizio complementare al pendolarismo gravitante sulla fabbrica-paese per eccellenza).

Per quanto si riferisce alla cronaca nel suo eventuale appeal mediatico diciamo subito che siamo completamente fuori mercato. Non rientra nel core businnes della testata e, soprattutto, siamo diversamente abili. Non, come si vedrà, nel lato volonteroso; ma perché, in aggiunta a tutto il resto, siamo out rispetto alla divulgazione.

Ci siamo attivati di prima mattina, come tutti quelli che pensavano di poter e dover informare. Mostrando la tessera dell’ordine, abbiamo passato due blocchi-controllo, tanto arcigni e solerti da rimandare almeno idealmente alle ascendenze pizzighettonesi (celtiche, ma beneficamente influenzate dal contatto con l’efficienza, se non proprio teutonica, sicuramente asburgica, qui di casa per molto tempo).

Il terzo barrage, quello della “zona rossa”, è stato decisamente inaccessibile.

Tesserino o non tesserino, se non si deve passare, non si passa. “Anche nel suo interesse”, ha soggiunto con molto garbo un giovane, educato ma risoluto, agente della GdF. La cui risolutezza ha rimandato alla tradizione tedesca, pur non potendola identificare come tale da un eloquio fortemente influenzato da altre latitudini.

Stamane, vedo sulla pagina del quotidiano cremonese una infilata di immagini fotografiche, professionalmente inappuntabili e congrue alle aspettative dei lettori potenzialmente attirati dall’evento. Talmente particolareggiate e plastiche da far pensare che l'ordigno di fabbricazione americana tipo Gp-M33 sia stato messo in posa per favorire la foto-opportunity della testata, cui vanno sportivamente, i complimenti, nostri e di coloro, il cui rating professionale, in qualche modo, potrebbe giovarsi di una narrazione plaudente, di cui questo cheese potrebbe essere la classica ciliegina.

Vorrà dire che, dopo averlo correttamente dichiarato, correderemo il nostro pezzo con una delle immagini scattate dal giornalista embedded e pubblicate dalla Provincia.

In particolare, quella che raffigura l’ordigno in tutta la sua imponenza (una carica esplosiva di 285 kg), a distanza di oltre settant’anni, terrificante ma, tutto sommato, rivelatasi, innocua. Infatti, nonostante fosse stata lanciata, 72 anni addietro, senza condizione alcuna di ostacolo (una specie di tiro di rigore), non centrò il ponte si conficcò nel soffice terreno delle adiacenze. Dove ignorata resterà fino alla prima domenica di aprile del 2016.

Con tali precedenti, l’ordigno avrebbe potuto sorprendere? Non lo sapremo mai perché, come abbiamo anticipato, un’imponente operazione ha provveduto ad azzerare qualsiasi, anche se non probabile, pericolo.

L’intervento si articolava nella messa in sicurezza del cantiere e dei paesi (oltre a Pizzighettone il quasi contiguo Maleo), nel despolettamento, nel trasporto in sito acconcio (la cava “Costa di Bassano” di Albarola) ed, infine, nel brillamento. Tutto ciò che ha comportamento un imponente spiegamento di procedure, mezzi, uomini. Forse il pericolo non era così incombente; ma indubbiamente l’intervento è servito a testare sul campo un ragguardevole modello pratico di emergenza. Che tutti speriamo non possa mai accadere né nella nostra Pizzighettone né altrove; ma che, non potendo mettere limiti alla provvidenza in negativo, è sempre bene esorcizzare concretamente con la preparazione ed il dispiegamento di adeguati apparati.

È già stato scritto, ma lo ripetiamo doverosamente, l’operazione, il cui perno è stato il X Reggimento di Cremona (nell'ultimo anno ha bonificato 3270 di cui 9 bombe d’aereo), ha comportato, per dire della sua complessità, l’impiego di una sessantina di operatori statali in divisa e non (Vigili del Fuoco, X Reggimento Genio Guastatori di Cremona, dipendenti ed agenti di Polizia Locale di Pizzighettone, GdF).

Come ha ammesso il Vice-prefetto, il buon esito dell’operazione dimostra che “la pubblica amministrazione ed il volontariato lavorano bene insieme”.

Ma, come molto più modestamente osserviamo noi, l’operazione di ieri non sarebbe stata nemmeno immaginabile senza l’apporto delle centinaia di appartenenti alla Protezione Civile, alla Croce Rossa, come di semplici volontari, degli amministratori locali dei due municipi attestati sulle due sponde abduane (ieri presentissimi). Gli stessi, aggiungiamo non senza un pizzico di civico orgoglio e di piccatura, che, ogni giorno che il buondio manda sulla terra, si occupano di vecchi, isolati od istituzionalizzati, di malati da portare da e per sedi sanitarie oppure combattono le conseguenze delle bizzarrie del meteo e dell’inciviltà degli irresponsabili sull’ambiente.

Sarebbe bene che ce ne ricordassimo sempre; non solo quando la loro preziosa testimonianza civile (ispirata dalla presumibile e concreta condivisione dell’aforisma Kennedyano “Non chiederti cosa deve fare lo Stato per te, chiediti sempre cosa puoi fare tu per il tuo paese”) proietta il loro gesto etico agli onori mediatici.

A corollario di tanta certezza citiamo quanto scrive oggi sul Corriere Giangiacomo Schiavi: “ Se ai decimali di speranza, che inchiodano la crescita italiana allo zero virgola, si potesse aggiungere la valutazione del lavoro che migliaia di volontari svolgono ogni giorno, in Italia avremmo certamente un’impennata di fiducia.”

Ed è proprio per ciò che depotenziamo il disappunto di non aver avuto accesso diretto alla “zona rossa”. Tutto sommato siamo poco inclini alla suspence in generale; figurarsi per il “despolettamento” di un inesploso ordigno lanciato sul nostro paese da un nemico, che, qualche mese dopo il lancio (e forse anche per effetto dei non apprezzabili bombardamenti aerei notturni e diurni), ci avrebbe affrancato da un ventennale regime. Messo in piedi, con la connivenza della “casa regnante” da irresponsabili ed improbabili guerrafondai (Churchill: gli italiani sono usi andare ai derby con lo stesso animo con cui vanno alla guerra ed alla guerra con lo stesso spirito con cui vanno alla partita).

Una citazione che vuole sdrammatizzare, ma non completamente rimuovere il rimando alla valenza etica e storica, suscitata dalla vista dei novanta nonnini, amorevolmente tranquillizzati, assistiti ed accuditi dal vertice comunale e dell’Opera Pia Mazza. Nonché dal personale medico, paramedico ed ausiliario che in ognuno dei 365 giorni dell’anno svolge un’opera di grande valore sociale e morale.

Raccolti nei locali, che per noi, a partire dal taglio del nastro inaugurale, furono per cinque anni aule scolastiche (1 ottobre 1952 – Sindaco Cerioli; ma i lavori furono progettati e completati dalla giunta socialista dell’Ing. Giuseppe Sini e dal vicesindaco Azzali), alcuni di loro la cui mente non è stata completamente obnubilata dal tempo, avranno, nelle sei ore di forzata pausa fuori dalla casa di ricovero e di cura, sicuramente ricordato gli avvenimenti di oltre settant’anni fa.

È in omaggio al dovere di ricordare, di ricordare che almeno alcuni degli appartenenti alle tre generazioni di quell’epoca, che hanno vissuto e pagato le dissennatezze del bellicissismo/autoritarismo, sono tuttora viventi, essendo stati testimoni di quella tragedia.

La bomba disinnescata, come si sa adesso ma come non si poté apprendere allora e per lungo tempo, fece fortunatamente flop. Ma altre centinaia erano state chirurgicamente molto efficaci, uccidendo e ferendo civili e distruggendo abitazioni, negozi, esercizi alberghieri. Prima che per noi, che insieme al latte materno e, secondo i correnti canoni dietetici ad improbabili pappine neo-natali, ci siamo nutriti di quella narrazione, i bombardamenti aerei hanno costituto materia per l’impegno di memoria storica di valenti ricercatori (come Gianfranco Gambarelli, cui dobbiamo alcune delle immagini apparse sulla rivista Storia Militare) ed, in generale, della Civica Amministrazione, della sua consulente per l’archivio storico dott.ssa Benettollo (cui dobbiamo il testo del libro presentato nel 2006), del sistema bibliotecario-museale, diretto con apprezzati risultati dalla dott.ssa Tentoni.

I bombardamenti aerei, per tutti i quadranti bellici in cui il RO-BER-TO era stato asserragliato nella seconda fase del conflitto, servirono agli alleati a distruggere il retroterra logistico dell’insostenibile difesa nemica. Ma costituivano anche deterrente psicologico. Diretto a fiaccare, più che la reale capacità di resistenza del popolo fascista (già fiaccato di suo, dopo l’ubriacatura del 10 giugno 1940 e dopo che da tutti i fronti arrivavano notizie e salme di caduti, valorosi ma resi impari dalla cialtroneria del regime), l’assoluta certezza alimentata da una gerarchia abituata ad auto-esaltarsi e ad esaltare di balle come gli immancabili destini vittoriosi della patria. Già, si sarebbe visto!

Di immancabili ci sarebbero state, invece, solo molte tragedie; quali le due generazioni sacrificate sui campi di battaglia, l’immane distruzione di risorse produttive e civili, un fronte interno sottoposto a privazioni di ogni genere e, nell’ultima fase, da bombardamenti.

Pizzighettone, più che altrove, costituiva, come vedremo nel prosieguo, un epicentro elettivo.

Il centro rivierasco, che aveva archiviato a cavallo tra il 19° ed il 20° secolo una preesistenza socio-economica “mista”, fatta cioè degl’indotti scaturenti dalla condizione di centro prevalentemente militare e da un’agricoltura necessariamente, per i tempi, progredita, all’inizio del ‘900, come ricordano il già citato Gambarelli e Giuseppe Azzoni, autore di Fascismo a Cremona e nella sua provincia, era entrato, per una serie di circostanze che andrebbero ulteriormente approfondite (cosa che stiamo sia pur faticosamente facendo) nella loro contestualità sinergica, in un’eccezionale crocevia di snodi favorevoli.

Grazie allo sbarco, tra gli anni 10 e 20 del Novecento, della multinazionale chimica olandese ENKA, sarebbe nato, anche se con una progressione non sempre lineare, un significativo esempio pratico di manifattura fordista. Delle potenzialità, economiche, occupazionali, sociali e, soprattutto, politiche, si era ben presto avveduto il ras per eccellenza. Quell’onorevole “tettoia”, come era stato appellato agli esordi del fascismo (per via di un suo trascorso di aiuto-telegrafista presso un’oscura stazione ferroviaria), avrebbe, già a partire dall’inaugurazione nel maggio del 1929 del nuovo stabilimento, sorto sulle terre che erano state del fondo agrario Squintani, praticamente “adottato” Pizzighettone, nelle prime file del suo politico e personale “cerchio magico”.

Un’altra spallata alla stagnazione economica, collegata alla grande crisi mondiale del ’29, sarebbe stata data da due altre importanti intraprese economiche: l’utilizzo delle ampie e fino ad allora inattive servitù militari per scopi di produzione militare e l’apertura di uno stabilimento di laterizi, sorto a pochi metri dalle paludi militari per secoli avamposto difensivo nel quadrante del Serio. Quelle paludi sarebbero state interrate per accogliere scarti e semilavorati (con grave danno ambientale e storico) a beneficio dell’occupazione (sfruttata secondo standards da servi della gleba) ma, soprattutto, a beneficio di una partnership tra un socio industriale ed un socio “politico”, molto vicino a Farinacci.

Il quale non avrebbe perso occasione, forse nell’intento di accreditare un suo profilo modernizzatore o molto più semplicemente per altro tipo di tornaconti politici o meno (nel Gran Consiglio del Fascismo condivideva oneri ed onori con Alberto Pirelli, fondatore dell’ATA Pirelli nel 1938 e Giuseppe Volpi di Misurata, all’epoca patron dell’industria grafico-editoriale), per un’over dose di presenzialismo sulle sponde dell’Adda.

Con lo scoppio del conflitto i due maggiori insediamenti industriali, classificati strategici per le caratteristiche delle loro attività manifatturiere, sarebbero entrati nel puntatore di un nemico che, a seguito del collassamento di un insostenibile fronte mondiale, avrebbe cominciato un ficcante martellamento, teso a stendere definitivamente il nemico nazi-fascista.

Così avrebbe preso avvio una lunga, tragica, devastante catena, a Pizzighettone iniziata il 23 luglio 1944 ore 11,25 e terminata alle ore 9 del 25 aprile di due anni dopo, di 60 bombardamenti/mitragliamenti dispensati dal cielo a carico di una popolazione ormai esausta e di un’economia diventata anemica.

Del che ha dato particolareggiato conto la bella ricerca di Benettollo, presentata in biblioteca nel 2006, dedicata all’intero ciclo dei bombardamenti.

Per dovere di completezza, si dirà che un paio di anni addietro, per iniziativa congiunta di VdM ed altri partner, venne presentata sullo stesso tema una bellissima mostra plurimodale presso le prestigiose ed ospitali mura.

Quei quasi due anni di pressione distruttiva e psicologica dal cielo non avrebbero rappresentato una sine cura. Perché avrebbero raggiunto per intero il loro obiettivo strategico. Che era non solo di incutere terrore e senso di impotenza in una popolazione costretta allo sfollamento nelle campagne circostanti in condizioni di grande precarietà, paura e fame. Ma anche di distruzione dell’apparato produttivo, che comunque continuò a funzionare grazie all’abnegazione delle maestranze.

Non casualmente, come mostra l’immagine fotografica scattata dal cielo da un pilota, l’area del bersaglio era concentrata sui due ponti, più che sui due insediamenti produttivi.

Ma, come si sa, quando si lancia da alta quota, vanno di mezzo anche malcapitate adiacenze.

Ne pagò maggiormente le conseguenze il borgo murato di Gera il cui aggregato urbano fu pesantemente bombardato.

Con molte distruzioni materiali e, come abbiamo anticipato, molte vittime civili.

Anche in quelle circostanze la popolazione residente, animata dal giovane arciprete don Pierino Mizzi, diede prova di grande coesione comunitaria e encomiabile dedizione.

Il lavoro della citata ricercatrice è ben strutturato e si presta a fornire, oltre che una scansione temporale esatta del ciclo delle incursioni aree col loro portato di morte e di distruzione, una narrazione quasi in diretta degli avvenimenti. Giunta a noi grazie alla registrazione della testimonianza di alcuni sopravvissuti. riportiamo qui una parte significativa di quella ricerca. Perché la gente, soprattutto, le nuove generazioni non dimentichino.

Il “despolettato” ordigno fatto partire dalla sponda dell’Adda e fatto brillare, tutto sommato può costruire una metafora. Con la bonifica da reliquati di una tragedia bellica stanno nascendo i presupposti per un’attività feconda ed utile alla operosa comunità.

 

Scansione temporale dei bombardamenti/mitragliamenti aerei a Pizzighettone

1)Bombardamento e mitragliamento, 23 luglio 1944 ore 11,25. N. 12 apparecchi caccia-bombardieri sganciano bombe in prossimità del ponte di ferro e della abitazione ferroviaria. Il casello ferroviario viene completamente distrutto. Nessun morto e nessun ferito.

2)Bombardamento e mitragliamento, 24 luglio 1944 ore 10,25. N. 12 apparecchi caccia-bombardieri sganciano bombe agli imbocchi del ponte e sui binari davanti alla stazione. Nessun morto e nessun ferito.

3)Bombardamento e mitragliamento, 26 luglio 1944 ore 7,55. N. 12 apparecchi caccia-bombardieri mitragliano Via Lungo Adda, Mazzini e la periferia del paese. Sganciano bombe a sinistra e a destra del ponte di ferro e nel fiume Adda; altre sono state sganciate sulla linea ferroviaria oltre il Ponte (verso lo stabilimento Pirelli), su qualche capannone del Genio Militare e davanti l’”Ospedale.Luigi Mazza”. Nessun morto e nessun ferito.

4)Bombardamento, 27 luglio 1944 ore 9,30. N. 10 apparecchi caccia-bombardieri sganciano bombe sulla stazione ferroviaria, sul Viale della stessa e sullo stradale per Maleo. Un treno è in arrivo da Milano. Grande panico tra i passeggeri. Un morto (Capitano mutilato di guerra, insegnate nel Comune di Milano, mancano le generalità). Nessun ferito.

5)Bombardamento e mitragliamento, 28 luglio 1944 ore 10,30. Apparecchi caccia-bombardieri sganciano bombe a sinistra e a destra del ponte e nel fiume Adda. La cabina elettrica dello Stabilimento Star è distrutta; altre bombe sono sganciate sul Viale della Stazione. Nessun morto e nessun ferito.

6)Bombardamento e mitragliamento, 31 luglio 1944 ore 10,30. N. 12 caccia-bombardieri sganciano bombe su abitazioni civili, Via Smancini, casa Squintani Angelo, casa Tansini Annibale Roberto e trattoria del Pesce di proprietà Fraschini Mario sono distrutte. Altre bombe colpiscono i capannoni del Genio Militare. Nessun morto e nessun ferito.

7)Bombardamento e mitragliamento, 1 agosto 1944 ore 7,40. Apparecchi caccia-bombardieri sganciano bombe sul ponte e a destra e sinistra dello stesso. Un lungo tratto della linea ferroviaria viene divelto, un pilastro del ponte è colpito e le rotaie rotte in alcuni punti. Altre bombe sono sganciate sui binari davanti alla stazione ed un pezzo delle stesse (un metro e mezzo circa) viene lanciato fino oltre la metà della via Lung’Adda Mazzini. Nessun morto e nessun ferito.

8)Bombardamento, 6 agosto 1944 ore 10,30. Apparecchi caccia-bombardieri sganciano bombe a destra ed a sinistra dell’imbocco del ponte ferroviario verso la stazione ed a destra ed a sinistra del secondo pilone dello stesso ponte verso i bacini; altre vengono gettate sulla linea ferroviaria verso lo Stabilimento Pirelli. Nessun morto e nessun ferito.

9)Bombardamento e mitragliamento, 6 agosto 1944 ore 14,30. Apparecchi caccia-bombardieri sganciano bombe oltre la stazione ferroviaria senza prefissi obbiettivi, alcune cadono a San Francesco (Comune di Maleo) ove si colpisce una stalla e parte del cascinale, 6 morti e parecchio bestiame ucciso; altre a destra ed a sinistra dello stradale per Maleo (Milano); due a cascina San Archelao frazione Roggione; due sulla Chiesetta dell’Ospedale “Luigi Mazza”; due nel podere “Chiozzo” del signor ing. Baldrighi. Nessun morto e nessun ferito a Pizzighettone.

10)Bombardamento e mitragliamento, 25 agosto 1944 ore 11. Diversi apparecchi caccia-bombardieri si abbassano in picchiata per eseguire un bombardamento, la contraerea apre il fuoco e solo due di essi riescono a sganciare bombe, due cadono nel giardinetto pubblico ed altre a destra e a sinistra del ponte di cemento. Varie case d’abitazione vengono danneggiate: casa del farmacista, casa Secchi, casa Mazzadi ecc. e tutta via Lungo Adda Mazzini. Altri apparecchi girando al largo mitragliano lo Stabilimento Pirelli e sullo stradale verso Cremona. Un morto per infortunio al Genio Militare (il deceduto è certo Tonani Quinto di Formigara. Per le generalità occorrerà rivolgersi al Comune di Formigara dove il defunto era legalmente domiciliato. Nessun ferito.

11)Bombardamento, 2 settembre 1944 ore 13,30. Il nemico non essendo riuscito a distruggere il ponte di ferro torna questa volta con i bombardieri, sono 12 i bombardieri che effettuano lo sgancio di bombe a grappoli, via G. Miglio e vicolo Iris sono completamente distrutte e con esse tutte le case adiacenti: Albergo Sole ed il Palazzo del Comando Genio Militare. Altre bombe vengono pure lanciate sullo stradale provinciale Pizzighettone – Milano davanti al ponte di ferro verso la stazione ed oltre il ponte verso lo stabilimento Pirelli dove un lungo tratto della strada ferrata viene per la terza volta divelto. In questa fase aerea si lamentano due morti. Un soldato germanico ed un civile certo Dainesi Corrado (Dainesi Corrado fu Cesare e Caserini Maria, nato a Pizzighettone il 27 dicembre 1910, coniugato con Frosi Teresa, deceduto in ospedale a Codogno in seguito a gravi ferite riportate). Nessun ferito.

12)Bombardamento, 18 settembre 1944 ore 12. Anche questa volta il bombardamento viene eseguito da 12 bombardieri pesanti i quali compiono un ampio giro su Formigara e San Bassano e poi si portano su Pizzighettone in formazione di sei ciascuna. Il ponte di ferro viene colpito in pieno tra un pilone e l’altro ed è distrutto. Nessun morto e nessun ferito.

13)Bombardamento, 27 settembre 1944 ore 3 del mattino. Durante la notte apparecchi da ricognizione (forse per aver visto luci abbaglianti) sganciano sullo Stabilimento Pirelli n. 6 spezzoni, al mattino sei o sette altri apparecchi caccia bombardieri mitragliano automezzi sullo stradale Pizzighettone – Cremona all’altezza del cimitero. Nessun morto e nessun ferito.

14)Bombardamento e mitragliamento, 1 ottobre 1944 ore 8. Alcuni caccia bombardieri (n. 7) sganciano spezzoni per la prima volta sui baraccamenti del Genio Militare verso Cavacurta e mitragliano i traghetti preparati il giorno prima dal Comando Tedesco in prossimità del Genio Militare, lato nord; altro mitragliamento viene effettuato dagli stessi alla stazione di Ponte d’Adda vicino allo stabilimento Pirelli. Nessun morto e nessun ferito.

15)Bombardamento, 20 ottobre 1944 ore 11. Apparecchi caccia-bombardieri lanciano alcuni spezzoni nel recinto dei capannoni militari verso lo stabilimento Pirelli. Nessun morto e nessun ferito.

16)Mitragliamento, 28 ottobre 1944 ore 14,30. N. 2 apparecchi caccia-bombardieri mitragliano una locomotiva ed alcuni vagoni alla stazione Ponte D’Adda vicino allo stabilimento Pirelli. Si lamentano n. 3 feriti. Nessun morto.

17)Bombardamento, 4 novembre 1944 ore 15,30. N. 18 bombardieri sganciano bombe a grappoli in tre ondate a sinistra e a destra del ponte. La linea ferroviaria viene interrotta verso la stazione ed oltre il ponte verso lo stabilimento Pirelli, molte bombe cadono pure sul viale della stazione. Si lamenta un solo ferito certo Milanesi Santo di Mario e di Mazzadi Margherita nato in Pizzighettone il 2 giugno 1925, residente in Pizzighettone, civile.

18)Mitragliamento, 8 novembre 1944 ore 7,50. N. 2 apparecchi caccia-bombardieri mitragliano automobili e camion e treno proveniente da Cremona oltre la frazione Roggione di Pizzighettone.

19)Bombardamento e mitragliamento, 8 novembre 1944 ore 8,10. N. 8 caccia-bombardieri lanciano bombe al centro del ponte di ferro e nelle adiacenze. Due bombe cadono pure nei pressi del rifugio del Genio Militare (verso cascina Valentino). Viene effettuato pure un forte mitragliamento che dura circa 15 minuti nell’interno del paese, sullo stabilimento Star e alla stazione Ponte D’Adda dove viene incendiato un treno, danni allo stabilimento della Star. Nessun morto e nessun ferito.

20)Mitragliamento, 8 novembre 1944 ore 14. N. 4 caccia-bombardieri mitragliano nuovamente camion colpito al mattino in frazione Roggione di Pizzighettone.

21)Bombardamento, 18 novembre 1944 ore 12,20. N. 36 bombardieri effettuano sgancio di bombe a sinistra e a destra del ponte ferroviario e verso la stazione. Un morto, Tansi Giovanni di Carlo e di Gannini Angiolina, studente nato a Milano l’1 dicembre 1927, sfollato da Milano, in cascina Gerre di questo comune. Due feriti: Denti Maria Teresa di fu Francesco e fu Grassani Teresa, nata a Rovereto il 17 settembre 1870, vedova di Troglio Vittorio, casalinga, abitante in via Garibaldi, 34. Deceduta subito in ospedale a Cremona. Ghidotti Ernesto fu Pietro e di Leoni Edvige, nato a Pizzighettone il 5 settembre 1928, studente, abitante in via Garibaldi, 15.

22)Bombardamento, 28 novembre 1944 ore 19,30. N. 1 apparecchio effettua lo sganciamento di n. 2 spezzoni a frazione Regona, cascina ing. Baldrighi. Un ferito, Gorini Rosa di Angelo e di Talamani Angela, nata a Corsano (Brescia) il 6 dicembre 1901.

23)Bombardamento e mitragliamento, 30 novembre 1944 ore 13,35. N. 7 caccia-bombardieri effettuano sganci di bombe nelle vicinanze del ponte ferroviario e sui capannoni del Genio Militare. Mitragliamento di automezzi sullo stradale per Maleo, vicino al passaggio a livello.

24)Bombardamento, 21 dicembre 1944 ore 9,30. N. 4 caccia-bombardieri hanno sganciato bombe sulla centrale elettrica esistente nel fabbricato “Latteria Polenghi” nel centro dell’agglomerato urbano devastandola ed incendiandola, colpendo inoltre un rione della frazione Gera abbattendo e devastando parecchi caseggiati, ferendo mortalmente due cittadini e altri nove feriti più o meno gravemente.

I deceduti rispondono ai seguenti nominativi: Ramburgo Mario di Alberto e di Anelli Maria nato a Pizzighettone il 2 agosto 1928;Zoppi Emma fu Antonio e fu Leoni Maddalena nata a Camairago l’8 gennaio 1890.

I feriti rispondono ai seguenti nominativi: Ramburgo Alberto di Giovanni e di Cavalli Rosa nato a Tortona l’8 gennaio 1890; Bignami Erminia fu Ernesto e di Fugazzi Rosa nata a Pizzighettone il 18 marzo 1915;Morbi Anna di Fulvio e di Bignami Erminia nata a Codogno il 3 agosto 1937;Morbi Franco di Fulvio e di Bignami Erminia nato a Pizzighettone il 3 maggio 1940;Marchi Olimpia fu Dionigi e fu Lazzari Leonilde nata a Sesto il 15 gennaio 1887 (deceduta all’ospedale di Codogno il 4 febbraio 1945);Sorio Carlo di Ferruccio e di Crovini Olimpia, nato a Pizzighettone il 15 febbraio 1928;Soregaroli Primo di anni 44, residente in Sesto Cremonese;Uberti Foppa Luigi non si conoscono le generalità;Perotti Francesca di Luigi e di Rancari Teresa nata a Pizzighettone il 30 settembre 1930.

25)Bombardamento, 25 dicembre 1944 ore 10,30. N. 4 apparecchi caccia-bombardieri sganciano bombe sul ponte stradale attraversante il fiume Adda colpendolo. Il transito però continua in quanto è stato colpito il lato destro, direzione Milano, altre bombe vengono lanciate in prossimità della cabina elettrica del genio Militare a destra e a sinistra dello stradale provinciale per Cremona in prossimità della privativa Bolzoni. Nessun morto. Feriti uno: Brigadiere G.N.R. Vittorio B. Zone colpite: circa la regione centrale del ponte carrozzabile sull’Adda; ad est del paese e precisamente nelle immediate adiacenze della carrozzabile Pizzighettone – Cremona, a circa 500 metri dalle mura del paese stesso; Capannoni del magazzino Genio Militare denominata zona C.; mitragliamento della frazione Regona. Danni: il ponte carrozzabile sull’Adda è stato colpito da due bombe con rottura della superficie di circa 3mq. E danneggiamento delle passerelle laterali. Il transito per ora è solo limitato ad automobili leggere per trasporto di persone. Danneggiati i fabbricati circonvicini. Una casa è stata danneggiata e scorpechiata. Danni a servizi pubblici. Causa rottura cavo passante sotto il ponte e linea aerea in diversi punti è completamente interrotta ogni comunicazione telefonica. Provvedo ad interessare la STIPEL per una eventuale sistemazione del centralino telefonico in una casamatta concessa dal comandante dello stabilimento Genio Militare.Pronto soccorso e assistenza. Immediata è stata l’opera di pronto soccorso nei luoghi colpiti con elementi di fortuna e concessi dallo stabilimento Genio Militare. Oltre ai primi soccorsi del caso si è provveduto a circoscrivere con palizzata il luogo colpito del ponte. Segnalo a codesta Prefettura l’encomiabile, piena collaborazione data dal direttore di detto stabilimento Colonnello Bologni Giuseppe sia per la sua immediata e fattiva presenza sui luoghi colpiti, che per i mezzi, tecnici, personale e infermeria di pronto soccorso messi a disposizione.

26)Bombardamento, 2 gennaio 1945 ore 10,30. N. 4 apparecchi caccia-bombardieri sganciano bombe a sinistra e a destra del ponte ferroviario e davanti alla stazione. Nessun morto e nessun ferito.

27)Bombardamento e mitragliamento, 3 gennaio 1945 ore 10,30. N. 4 apparecchi caccia-bombardieri gettano bombe nell’interno dello stabilimento Genio Militare e n. 4 bombe appena fuori dello stabilimento del Genio verso Maleo, contemporaneamente viene mitragliato un capannone del Genio Militare ed anche il reclusorio militare. Morti nessuno. Feriti due:Zani Attilio cl. 1887, manovale presso il Genio Militare di Pizzighettone residente a Cremona; Chinzani Angelo cl. 1881, manovale presso il Genio Militare di Pizzighettone residente a Cremona. Per ambedue mancano le generalità complete.

28)Mitragliamento, 21 gennaio 1945 ore 10,30. N. 4 apparecchi caccia-bombardieri mitragliano a lungo le vicinanze del traghetto verso Maleo. Un morto e un ferito.

29)Bombardamento e mitragliamento, 22 gennaio 1945 ore 10,30. N. 4 apparecchi caccia-bombardieri sganciano bombe davanti allo stabilimento “Pirelli” e sulla stazione Ponte D’Adda. La stazione viene distrutta. Un morto e un ferito.

30)Bombardamento e mitragliamento, 22 gennaio 1945 ore 14,30. Apparecchi caccia-bombardieri sganciano bombe a destra e a sinistra del ponte di ferro sull’Adda. Altre bombe vengono gettate sui capannoni del Genio Militare verso Maleo e sui bacini dello stabilimento “Pirelli”. Un camioncino viene mitragliato dopo frazione Roggione, stradale per Cremona, l’autista rimane morto:....... Angelo fu Endimio e di Fasani Adele, nato a Cremona il 17 febbraio 1891, residente a Milano, autista. Nessun ferito.

31)Bombardamento e mitragliamento, 25 gennaio 1945 ore 12,20. Apparecchi caccia-bombardieri sganciano bombe nell’Adda in prossimità del ponte in cemento ed in Gera sulla caserma della G.N.R., sul palazzo del dottor Gazzani, sull’ufficio del Registro e sulla casa Stroppi. Due bombe vengono gettate al largo vicino alla Cascina Valentino. Nessun morto e nessun ferito.

32)Bombardamento e mitragliamento, 27 gennaio 1945 ore 14,40. N. 4 apparecchi caccia-bombardieri avvistano il nuovo ponte di legno costruito sul fiume Adda tra Maleo e Pizzighettone in prossimità della cascina “Gerola” e sganciano bombe colpendolo in pieno. Mitragliamenti vengono pure eseguiti nelle vicinanze di detto ponte. Nessun morto, ferito Dainesi Marcello di Giovanni

33)Mitragliamento, 8 febbraio 1945 ore 19,45. N. 1 apparecchio ricognitore mitraglia nelle vicinanze del cimitero capoluogo e sulla strada Provinciale Pizzighettone - Cremona. Nessun morto e un ferito, Zanotti Luigi mancano le generalità complete, via Buoso da Dovara, 19, Cremona.

34)Bombardamento, 24 febbraio 1945 ore 12,15. N. 36 apparecchi bombardieri a grande altezza sganciano bombe per colpire i ponti di cemento, della ferrovia e quello in legno di recente costruzione verso il Comune di Maleo. Nessuno dei tre ponti viene colpito. Non si lamentano vittime né danni.

35)Mitragliamento, 27 febbraio 1945 ore 17. N. 2 apparecchi caccia-bombardieri da bassissima quota sorvolano lo stradale provinciale Pizzighettone – Cremona ed all’altezza della frazione Roggione mitragliano un camion con rimorchio. Si lamentano danni alla casa d’abitazione di Villa Angelo, via Cremona, 15. Nessun ferito, nessun morto.

36)Bombardamento, 6 marzo 1945 ore 12,20. N. 23 apparecchi bombardieri effettuano un bombardamento a tappeto per colpire il ponte in ferro. Le bombe cadono invece sulla riva destra dell’Adda colpendo tutta la strada provinciale dall’altezza dell’Albergo del Sole fino oltre il confine della provincia di Cremona. Si lamentano danni a cose e l’interruzione completa della viabilità. Nessun morto, nessun ferito.

37)Bombardamento e mitragliamento, 8 marzo 1945 ore 16. N. 1 apparecchio ricognitore avvista un treno merci in sosta fra lo stabilimento Star e il ponte di ferro ed effettua uno spezzamento. Un vagone viene colpito ed incendiato altri spezzoni cadono a destra ed a sinistra della linea ferroviaria. Nessun morto e nessun ferito.

38)Bombardamento, 11 marzo 1945 ore 12,30. N. 7 apparecchi bombardieri effettuano in quota un bombardamento al ponte ferroviario, alcune bombe cadono vicino alla testata di sinistra del ponte ed altre nella zona adiacente verso la cabina elettrica dello stabilimento “Pirelli”, sensibili danni al ponte. Nessun ferito, nessun morto.

39)Spezzonamento, 12 marzo 1945 ore 1,30. N. 1 apparecchio ricognitore getta spezzoni nei pressi dei capannoni militari, zona Gera. Nessun ferito, nessun morto.

40)Bombardamento, 13 marzo 1945 ore 12,40. Apparecchi da bombardamento effettuano un bombardamento da grande altezza per colpire il ponte di ferro. Le bombe cadono quasi tutte sulla cabina elettrica dello stabilimento “Pirelli” e nelle adiacenze. Non si lamentano danni. Nessun ferito, nessun morto.

41)Bombardamento, 14 marzo 1945 ore 10,50. N. 4 caccia-bombardieri effettuano in quota uno sgancio di bombe nelle immediate vicinanze del ponte della ferrovia sull’Adda. Non si lamentano danni. Nessun ferito, nessun morto.

42)Bombardamento, 14 marzo 1945 ore 13,10. N. 4 caccia di tipo imprecisato sganciano bombe a destra e a sinistra del ponte di ferro sull’Adda. Non si lamentano danni. Nessun ferito, nessun morto.

43)Bombardamento, 14 marzo 1945 ore 15,30.N. 4 caccia di tipo imprecisato effettuano nella giornata un terzo bombardamento per colpire il ponte di legno costruito sull’Adda fra Pizzighettone ed il Comune di Maleo. Non si lamentano al ponte. Nessun ferito, nessun morto.

44)Bombardamento, 17 marzo 1945 ore 12,50. N. 24 apparecchi bombardieri effettuano in quota un bombardamento a tappeto in tre ondate successiva, colpendo la stradale provinciale Cremona – Milano, dall’altezza dell’albergo del Sole fino oltre il confine della provincia. Di Cremona. Danni lievi a fabbricati ed ingenti alle strade ed i binari della stazione. Nessun ferito, nessun morto.

45)Bombardamento, 19 marzo 1945 ore 15. N. 9 apparecchi da bombardamento effettuano uno sgancio di bombe a tappeto per colpire il ponte della ferrovia sull’Adda ma viene colpita invece la zona C. dei capannoni militari. Nessun ferito, nessun morto.

46)Bombardamento, 20 marzo 1945 ore 11,40. N. 3 apparecchi bombardieri accompagnati da apparecchi caccia, sganciano bombe colpendo lo stradale provinciale Cremona – Milano, sul cavalcavia, rovinando così nuovamente la linea ferroviaria. Si lamenta un ferito: Viciguerra Guerrino di Pasquale e di Todeschini Celesta, nato a Monticelli d’Ongina il 24 agosto 1902, tipografo di Pizzighettone, sfollato nel vicino comune di Maleo. Nessun morto.

47)Bombardamento, 21 marzo 1945 ore 7,10. N. 4 apparecchi d’assalto sganciano bombe sui capannoni del Genio Militare campo “C” vicino ai rifugi; sui bacini dello stabilimento “Pirelli” ed a destra del ponte ferroviario. Non si lamentano danni alle abitazioni civili. Nessun morto, nessun ferito.

48)Bombardamento, 14 marzo 1945 ore 15,50. N. 24 bombardieri effettuano da grande altezza, in quattro ondate successive, un bombardamento sul ponte ferroviario che viene colpito in pieno. Nessun ferito, nessun morto.

49)Spezzonamento, 21 marzo 1945 ore 9,10. N. 1 apparecchio ricognitore effettua uno spezzonamento sulla via Lungo Adda Mazzini all’altezza dell’Albergo del Sole. Si lamentano n. 4 morti e n. 10 feriti del 24 Battaglione Lavoratori, Cremona.

50)Bombardamento, 25 marzo 1945 ore 15. N. 4 caccia - bombardieri sorvolano per circa dieci minuti Pizzighettone e sganciano bombe sull’abitato Gera. Nessun ferito, nessun morto.

51)Bombardamento, 29 marzo 1945 ore 12,40. N. 6 apparecchi caccia - bombardieri effettuano un bombardamento sulla zona C. sui capannoni militari e dintorni, attigui ai rifugi ed agli uffici municipali. Un caccia cade incendiato nel sobborgo (case popolari e villette). L’aviatore in istato irriconoscibile venne trovato davanti ad una casa di via 28 Ottobre. Danni ad abitazioni civili. Nessun ferito, nessun morto.

52)Bombardamento, 29 marzo 1945 ore 15. N. 4 apparecchi caccia –bombardieri tornano a sganciare bombe sulla zona C. dei capannoni militari attigua ai rifugi ed agli uffici comunali. Altre bombe invece cadono in prossimità del cimitero. Nessun ferito, nessun morto.

53)Bombardamento, 30 marzo 1945 ore 15,10. N. 3 apparecchi caccia- bombardieri effettuano un altro bombardamento sulla zona C. capannoni militari, vicinissima ai rifugi del capoluogo ed al Comune. Danni ad abitazioni civili in via G. Marconi. Strada provinciale Pizzighettone – Cremona. Nessun ferito, nessun morto.

54)Mitragliamento, 1 aprile 1945 ore 14,30.N. 6 apparecchi caccia - bombardieri effettuano un mitragliamento sullo stabilimento “Pirelli” e sui bacini dello stesso, che dura circa 20 minuti. Nessun ferito, nessun morto.

55)Bombardamento, 1 aprile 1945 ore 18.N. 4 apparecchi caccia - bombardieri eseguono un bombardamento sul capoluogo, il ponte in cemento viene colpito in due punti. Danni lievi. Abitazioni civili vengono colpite in via Garibaldi, via Luigi Mazza e via Porta Soccorso. Danni lievi. Nessun ferito, nessun morto.

56)Bombardamento, 23 aprile 1945 ore 6. N. 1 apparecchio ricognitore effettua uno spezzonamento vicino al traghetto in costruzione, a monte del ponte in cemento sul fiume Adda. Un morto, Grossi Luigi Francesco di Alfonso e di Boiocchi Selene, nato a Pizzighettone il 4 luglio 1911, residente in Pizzighettone, coniugato con Malghesi Savina. Nessun ferito.

57)Bombardamento, 23 aprile 1945 ore 10,15.N. 1 apparecchio ricognitore effettua un bombardamento colpendo abitazioni civili in via G. Garibaldi, si lamentano danni. Nessun ferito, nessun morto.

58)Mitragliamento e spezzonamento, notte 23 – 24 aprile 1945.Diversi apparecchi effettuano mitragliamento e spezzonamento sulle abitazioni del capoluogo e frazione Gera. Danni ad abitazioni civili.. Nessun ferito, nessun morto.

59)Bombardamento, 25 aprile 1945 ore 8,20. N. 4 apparecchi caccia - bombardieri sganciano bombe nei pressi del ponte ferroviario sull’Adda. Nessun ferito, nessun morto.

60)Bombardamento, 25 aprile 1945 ore 9,40. Apparecchi caccia - bombardieri sganciano bombe nei pressi del ponte ferroviario sull’Adda. Nessun ferito, nessun morto.

 

TESTIMONIANZE

Annuiti Maria, cl. 1922 “… Ricordo quando, il 23 luglio 1944, hanno rovinato la stazione, la piazza e il caseggiato di Gera, ero una ragazza, andavo alle magistrali. Era di domenica, ricordo che era luglio, perché il primo di luglio era morto mio papà. Uscivamo dalla messa e abbiamo visto alcuni aerei che arrivavano, io, mia mamma e mia sorella ci siamo spaventate, allora ci siamo riparate nel campanile, ricordo perfettamente le corde delle campane, abbiamo preso un grosso spavento, vedevamo gli aerei che facevano delle picchiate, sembravano dei matti…”

Fiamenghi Umberto, cl. 1925 “ … Quel giorno sono venuti tre volte, c’era il sole sembrava agosto, la maggior parte della popolazione era sfollata a Loggione, eravamo tutti spaventati e guardavamo verso Gera. Hanno colpito il ponte …”.

“ … Era il 18 novembre 1944, ero sfollato a Maleo, erano le 12, 30 e aspettavo degli amici tra i quali Giovanni Tanzi, venivano da Cotogno, dalla scuola, quando vedemmo arrivare dei bombardieri, li vedo arrivare dalla parte del ponte, i miei amici vengono dalla parte del ponte che prendevano sempre dalla parte di Cavacurta, sento mio padre dire “Dio ch’el fiol lì”, dopo il bombardamento, io prendo la bicicletta per andare a vedere, allora c’era il desiderio e la curiosità di andare a vedere il risultato del bombardamento, volevo vedere se avevano preso il ponte, perché se lo avevano preso per un po’ eravamo a posto, gli aerei non sarebbero tornati per un po’, al massimo venivano a mitragliare. Vado verso Pizzighettone, arrivo in paese, quando sono all’altezza della stazione verso il passaggio a livello e vedo una bici per terra con uno lì vicino coricato, comincio a guardare e lo vedo lì, Giovanni Tanzi, prima ho visto un paio di scarpe che conoscevo, in quell’attimo arriva una guardia repubblicana insieme a 2 – 3 persone, la guardia dice “chi ghè ‘l mort”, e mi chiede se l’ho riconosciuto, io dico di si è il figlio del signor Tanzi. Giovanni era stato colpito in pieno dalle bombe. Dietro di lui c’era Ghiotti che gli aveva detto di fermarsi ma lui non aveva voluto perché era in ritardo, sapeva che noi lo aspettavamo, lui era in ritardo perché si era fermato dalla figlia di Granada che era una ragazza molto carina…”

Annuiti Maria, cl. 1922 “ … Io andavo a Codogno a scuola, ero dietro a Giovanni Tanzi, gli avevo detto di fermarsi “Giovanni fermati, gli aerei sono tanti”, ma lui è voluto andare avanti …”.

Gino Colombani, cl. 1927 “… io non sono stato testimone della morte di Tanzi, in quel periodo ero sbandato, perché verso settembre 1944, hanno chiuso la fabbrica, non si poteva girare tanto, perché i tedeschi ti prendevano e ti mandavano a lavorare nella Todt. I tedeschi e i repubblichini appena finiti i bombardamenti prendevano delle persone e immediatamente le mandavano ad aggiustare il ponte danneggiato, per ripristinare le comunicazioni. Io cercavo di restare defilato, ma una volta mi hanno preso, mi hanno mandato a riparare il ponte, quando comincia a diventare buio comincio a pensare come scappare, il capo cerca qualcuno che vada sul primo pilone, mi offro però chiedo che qualcuno venga con me, viene un ragazzo di Maleo, quando si fa buio io dico a quel ragazzo “guarda che adesso io vado” e lui “ ma dove vai?” e io “tu non ti preoccupare”, mi sono spogliato, ho legato tutti i vestiti e gli zoccoli, e mi sono calato in acqua, nell’Adda. Prima di buttarmi in acqua ho detto al mio compagno di gettare un sasso nel fiume dopo dieci minuti e di gridare che ero caduto nell’Adda. Cosi sono scappato e ho raggiunto i partigiani sul lodigiano, ma poi sono tornato, non c’era più da mangiare. …”

Annuiti Maria, cl. 1922 “ … Io ho un ricordo particolare del 1944, eravamo tutti sfollati nelle cascine, all’inizio, però, mia mamma, Selene, non voleva lasciare la sua casa, ma dopo il bombardamento di luglio, si è molto spaventata, allora mi ha detto di cercare una casa, ma era tutto pieno, intanto in paese non c’era più nessuno sembrava un paese di spettri, cominciava ad animarsi verso le 18, quando l’ingenuità popolare aveva stabilito che non c’erano pericoli di bombardamenti. Infine abbiamo trovato un posto in una cantina, in una cascina di Camairago, prima la padrona della cascina ha preso informazioni. Abbiamo sistemato la cantina, era una stanza più lunga che larga con pochi mobili. Quanto freddo abbiamo sofferto, gli inverni erano molti rigidi. Ricordo che una volta sono venuti due partigiani a cercare cibo, chiedevano alla padrona pane e salame, lei dalla finestra diceva che non aveva nulla. Nel frattempo il cognato della signora ha aperto la porta per vedere con chi stava parlando la cognata, i due partigiani lo hanno preso, hanno detto “se ci dai da mangiare lo lasciamo andare”, lei allora ha calato un cesto con un pane e un salame. Hanno lasciato andare Marcello, ma hanno visto la nostra cantina, sono entrati, ci hanno minacciato con un mitra, mia sorella, Giacomina, ha cominciato a piangere, mia madre gridava, per fortuna non hanno trovato la mia busta paga, io nel frattempo avevo cominciato a lavorare al Genio come impiegata. Nel frattempo mia madre continuava a gridare, “sono sola, sono vedova”, a un certo punto hanno visto l’orologio di mio padre, mia madre li ha pregati di lasciarlo, lei diceva che era l’unico ricordo del marito. Alla fine non hanno preso nulla e se ne sono andati”.

Fiamenghi Umberto, cl. 1925 “… Ricordo la curiosità si voleva sapere il risultato dei bombardamenti perché se il risultato era stato felice voleva dire tranquillità per un certo periodo. I tedeschi non dormivano su perché volevano ripristinare immediatamente il ponte o la ferrovia. Ma se qualcuno si faceva vedere in una posizione poco chiara veniva fermato. È capitato questo a mio cugino Martello, era andato a vedere se era stato colpito il ponte, però dalla parte opposta arrivava un tedesco tutto spaventato,si era trovato nel mezzo del bombardamento, ha visto mio cugino e ha detto tu vieni con me, lo ha portato a Maleo. Lì c’era un ingegnere addetto a costruire il ponte di legno, lui frequentava il bar di mia zia, era una persona per bene, mio padre gli ha chiesto perché il nipote era stato arrestato, l’ingegnere gli ha spiegato che era lì che guardava, questo era molto pericoloso per i segreti militari. Alla fine lo hanno liberato dopo averlo sgridato …”.

Colombani Gino, cl. 1927 “… Mi è rimasta impressa la fucilazione dei due partigiani, io ero scappato nel basso lodigiano, però ogni tanto tornavo a casa, mi fermavo due o tre giorni e poi ripartivo. In uno di quei giorni sono andato a pescare con un certo Volpari, quando sentiamo arrivare dei camion, abbiamo pensato che ci cercavano, eravamo già pronti a scappare, invece abbiamo visto il movimento, non ho visto però la fucilazione vera e propria, ma abbiamo sentito gli spari, quando sono andati via ci siamo alzati dal nostro rifugio e ci siamo avvicinati alla piazzola, e li abbiamo visti li in terra, uno dei due aveva ancora un mozzicone di sigaretta, in bocca, era quello di Milano …”.

Colombani Gino, cl. 1927 “… Una volta è caduto un aereo in Gerla, dietro la Pirelli, ci sono stati quattro morti, tre nell’aereo e uno era finito in una “poponaia”. Mancava un’ala, che io ho trovato dopo alcuni giorni in un campo di melicotto, era di duro alluminio, io con alcuni amici armati di seghetto a mano abbiamo preso un po’ di quell’ala e abbiamo fatto una fusione, per costruire 5 mulinelli per andare a pescare. Gli inglesi sono venuti dopo la guerra a cercare i loro caduti, se li sono portati via e li hanno sepolti nei loro cimiteri …”.

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