Con un percorso processuale, efficiente e tempestivo, capace di tener conto anche di un'esigenza di testimonianza la più immediata e chiara possibile, la vicenda dell'omicidio del cittadino afroamericano Floyd si è conclusa e fornirà elementi di valore didascalico. Per una questione che arrischiava, in sommatoria coi lasciti del quadriennio terribile della Presidenza Trump, di far deragliare la più grande liberaldemocrazia mondiale. La giuria ha deciso rapidamente, dopo solo dieci ore di discussione e senza chiedere chiarimenti alla Corte di Minneapolis. Tre volte colpevole. Il poliziotto Derek Chauvin ha ucciso George Floyd. Toccherà ora al giudice Peter Cahill, fissare l'entità delle pene, entro sei-otto settimane.
Il traguardo processuale costituisce un inequivocabile e conclamato approdo di giustizia, molto apprezzabile in un contesto non esattamente tranquillo. Con la sentenza, il mondo, nonostante la permanenza di tante pecche, è migliore. La sentenza dimostra che nella complessità del modello USA è forte il meccanismo della virtuosa risalita. Non è estraneo il risultato delle Presidenziali. Adesso gli Stati Uniti devono tornare ad assumere il ruolo di riferimento per la civiltà liberaldemocratica. Occorre una profonda riforma della polizia ma anche una vasta rivoluzione culturale. Che sia anche una risposta alla rinascita di un nuovo razzismo sotto mentite spoglie.
Un effetto di distensione e di rilancio civile la sentenza l'ha espresso.
Se ne può trarre consapevolezza dalle partecipate manifestazioni popolari di apprezzamento.
Luigi Cazzaniga, amico e riferimento della nostra testata da New York, ci ha trasmesso il video che postiamo col seguente link .