Perché ogni libro dell'autore bresciano, ormai di casa a Cremona, dove è accolto ogni volta da un vasto consenso, comporta obiettivamente un imponente lavoro di ricognizione e di consultazione documentale.
Che, diversamente, lascerebbe nel buio degli archivi fatti e notizie, la cui conoscenza, invece, è essenziale per la memoria e per la storiografia.
Anche alla percezione di non addetti ai lavori balza in piena evidenza il fatto che le intuizioni di Franzinelli si avvalgono di una preziosa forcella da rabdomante, se la profonda cultura storica lo indirizza verso segmenti del ciclo contemporaneo fin qui trascurati o frettolosamente trattati.
Per venirne a capo è necessario, come nel caso di Disertori e dei libri precedentemente presentati (Il Piano Solo ed un'Odissea Partigiana), un'imponente consultazione. Franzinelli, in un eccesso di modestia, ha definito il proprio lavoro come un impegno di base atto a fornire fonti alla ricostruzione storiografica che verrà. Se tale merito gli va riconosciuto, va anche doverosamente aggiunto che il percorso dell'esposizione, sempre aderente alla prova documentale ed all'obiettività, accompagna agevolmente l'interpretazione della ricerca.
Sia pure coerente con questo profilo di assoluta indipendenza, l'autore non ha potuto evitare, nella circostanza, un moto di sconcerto e di severa riprovazione nei confronti del substrato etico e morale che orientò il disumano comportamento dell'establishment militare e politico nei confronti della diserzione, che costituì fenomeno vasto ed acuto nel corso dei due conflitti mondiali.
Nel corso della seguita conferenza, l'autore si è confrontato con Giancarlo Corada, storico ed attuale presidente dell'ANPI provinciale e Fulvio Stumpo, giornalista del quotidiano La Provincia.
L'approfondimento è servito a mettere in luce episodi agghiaccianti, esplorati e portati in emersione dall'autore.
Episodi di assurda disumanità (come la fucilazione di cinque “disertori” processati e giustiziati dopo l'armistizio); che aveva come presupposto l' “esemplarità” del perseguimento di un fenomeno, che, nel corso dei due conflitti, costituì una vera e propria spina nel fianco delle gerarchie.
Tutto sommato, questa infamia resterà, anche dopo la fine del conflitto e la riconquista della libertà, sospesa in un limbo non si sa se più di cattiva coscienza o di inconsapevolezze.
Vero è che, ad esempio, il colpevole dell'efferatezza appena accennata, il generale giudice militare che mandò a morte i cinque soldati, anziché essere sanzionato, avrebbe avuto nell'immediato dopoguerra una seconda vita di membro del governo e di parlamentare.
Effettivamente, come ha sottolineato nel suo intervento il prof. Mario Coppetti, si tratta di questioni si cui aleggia un che di indeterminato nei gesti e nei pronunciamenti delle istituzioni repubblicane.
Coppetti, sotto tale profilo, non ha mancato di evidenziare la curiosa gestione della recente cerimonia, nel corso della quale è stata consegnata a tredici partigiani cremonesi la medaglia conferita nel 70° della Liberazione dal Ministero della Difesa. Si è trattato di un gesto apprezzabile e, per alcuni versi, inconsueto per la tradizione governativa in materia. Ma tutto si è svolto nel chiuso della sala della sede prefettizia; senza che fosse data notorietà pubblica, come avrebbe meritato.
L'appassionato interesse con cui l'intera conferenza è stata partecipata da un pubblico attento e competente è di buon auspicio per l'appuntamento di primavera 2017, quando Mimmo Franzinelli presenterà il lavoro in corso sui Tribunali Speciali per la difesa dello Stato.
Nota di servizio: la prima edizione dei Disertori è andata esaurita ed è in ristampa presso Mondadori. Nella circostanza del convegno, organizzato da Società Filodrammatica Cremonese, ANPI, Associazione Zanoni, L'Eco del Popolo, la libreria Feltrinelli di corso Mazzini ha riservato ai lettori cremonesi interessati un congruo numero di copie del libro, tuttora disponibili.