Nel primo numero della rievocazione, postato ieri notte, rifletteva la nostra inviata alla cerimonia cittadina, Laura Panni, “Oggi la memoria sembra una cosa astratta. Non c'è nemmeno quella della quotidianità…oppure fa comodo non ricordare”. E, sia pure a distanza, noi riflettevamo con lei sulla stessa onda. In realtà la celebrazione organizzata dal Comune di Cremona e dal Dopolavoro ferroviario, ha avuto risonanza nell'opinione pubblica, solitamente distratta per questi eventi, e nella partecipazione. Fatti questi che dimostrano una sensibilità civile e storica, che appassiona gli agés e molto poco, invece, come dovrebbe, le giovani generazioni. Vero che siamo ad anno scolastico esaurito. Ma, non dovrebbe sfuggire a nessuno, a prescindere dalle fasce anagrafiche e dal rating culturale e civile la correlazione tra i bombardamenti di 78 anni fa e quelli in corso sotto altri cieli. Ma che sentiamo incombenti moralmente su tutta l'umanità. Anche, perché, come ammoniscono i fatti orrendi che ogni giorno sono notiziati, ci sono molti motivi per ricordare le distruzioni del secondo conflitto e per alzare la soglia delle consapevolezze dei pericoli incombenti negli scenari attuali e poco lontani da noi. I “matti” di allora si chiamavano Hitler e Mussolini. Ma la categoria, nonostante che per gli 80 anni successivi si sia goduto di una pace stabile ed uno sviluppo esteso, non è quiescente. Per effetto di tale percezione, sottolineiamo con convinzione il valore dell'iniziativa celebrativa di ieri. Dichiarandoci pronti a continuare questo dossier rievocativo.
Oggi pubblichiamo il contributo della nostra collaboratrice Clara Rossini, presidente dell'Associazione Emilio Zanoni e, giova ricordarlo, del sempre rimpianto Gino. Che, in quei giorni di 78 anni fa era impegnato nella resistenza clandestina e sarebbe diventato due anni dopo primo sindaco socialista di Cremona (elettivo e successore dell'avvocato Calatroni, nominato nell'incarico dal CLN e durato in carica fino alle elezioni del marzo 1946).
La famiglia Rossini, che viveva del lavoro di commerciante del capofamiglia e della moglie maestra, abitava nelle adiacenze di piazza Castello. Praticamente a ridosso dell'epicentro del bombardamento aereo.
Caro ragazzo …posso dire… c'ero anch'io...!! Ero sul passeggino, fortunatamente con la solita cintura di sicurezza, guidato dalla mia mamma che era accompagnata da mio fratello Lino e il suo amico Ambrogio Squintani. Avevo pochi mesi e loro 7 anni. Da Piazza Castello si era arrivati tranquilla mente a Porta Milano per alcune spesette dal droghiere (Ardemagni, se non ricordo male). Ad un tratto si sono sentite le prime deflagrazioni prima ancora che scattassero le sirene del coprifuoco. Con i due bambini attaccati alla gonna, uno per parte, si è messa a correre come una pazza per raggiungere al più presto l'angolo che portava ad una via laterale, verso piazza Fiume e poi piazza Castello. Io sballonzolavo da tutte le parti, chissà se piangevo. Arrivati a casa giù tutti in cantina dove una parte si fregiava di essere “un rifugio “. Come la mamma di Laura anche la mia riviveva quei tragici momenti. Tra i tristi racconti comparivano gli attacchi di Pippo…
Le crocerossine che portavano in braccio i bimbi gravemente feriti presso la scuola Bissolati, trasformata in un ospedale …e poi le vicende strettamente personali, relative alla famiglia e all'attività clandestina di mio padre…